Carceri ad alta tensione: tra sovraffollamento e aumento contagi Covid

“Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una Nazione”. A dirlo fu François-Marie Arouet, meglio conosciuto come Voltaire, il padre dell’Illuminismo. A dimostrazione del fatto che il dibattito sulle condizioni e il trattamento dei detenuti nelle carceri non è cosa recente. Ma qual è la condizione delle carceri italiane nei nostri giorni?

Se oggi entrassimo in un qualsiasi carcere italiano troveremmo una situazione insostenibile, a cominciare dal problema più grave del sistema penitenziario italiano: il sovraffollamento. Ma non solo, nell’ultimo periodo le cronache hanno raccontato dei nuovi drammi delle nostre carceri. Evasioni, aggressioni, contagi Covid moltiplicati, suicidi hanno riacceso la polemica sulle strutture penitenziarie del paese.

Osapp: disordini a Reggio Calabria

Per citare un avvenimento tra i più recenti, domenica 23 gennaio – come riporta l’Ansa – sono scoppiati disordini all’interno del carcere San Pietro di Reggio Calabria quando un detenuto, presumibilmente legato alla criminalità organizzata, ha dato il via all’ennesima protesta mettendo a repentaglio la sicurezza dell’intera struttura. L’evento non è degenerato grazie all’intervento del personale della Polizia penitenziaria “nonostante la gravissima carenza negli organici e le insostenibili condizioni di servizio”, ha affermato Maurizio Policaro, segretario regionale dell’Osapp – Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria.

Dall’Osapp rivendicano un intervento immediato da parte del governo, con atti concreti e tangibili, in modo che il sistema penitenziario diventi una priorità considerato che “i continui eventi critici stanno facendo precipitare i nostri penitenziari ai livelli di quasi mezzo secolo fa”, ha dichiarato il segretario generale aggiunto, Pasquale Montesanto.

Sovraffollamento del 114%. Cartabia: “Dato esaspera rapporti tra detenuti”

Ma torniamo al problema del sovraffollamento. Secondo una stima della Polizia Penitenziaria, nelle carceri italiane sono rinchiusi più di diecimila detenuti oltre la capienza regolamentare. Nel 2019 negli istituti di pena erano presti 13.608 detenuti in più rispetto alla capienza prevista per legge: un sovraffollamento del 129 percento. Per di più il sovraffollamento sembrerebbe non essere omogeneo sul territorio nazionale. Al momento la regione più affollata è la Puglia, con un tasso del 161%, seguita dalla Lombardia con il 137%. Se poi si guarda ai singoli istituti, in molti – come quello di Taranto – è stata raggiunta o superata la soglia del 200%.

Anche la Guardasigilli Marta Cartabia si è espressa sul problema in una recente relazione tenuta al Senato, specificando che “su 50mila 832 posti regolamentari, di cui 47mila 418 effettivi, i detenuti sono 54mila 329“. Saremmo quindi ad una percentuale di sovraffollamento del 114%, un dato vertiginoso che “esaspera i rapporti tra detenuti”.

Ovviamente il sovraffollamento compromette il lavoro degli agenti penitenziari che faticano nel garantire la propria sicurezza e quella dei detenuti. La ministra della Giustizia ha poi sottolineato come vivere in un ambiente indecoroso e avvilente porti ad episodi di autolesionismo, tanto che l’anno da poco iniziato ha già registrato cinque casi di suicidio.

La Campania e il primato negativo per suicidi in carcere

Nelle carceri in Italia avvengono, purtroppo, una media di quattro/cinque suicidi al mese. Senza tener conto di quelli sventati dalla Polizia Penitenziaria quando riesce ad intervenire in tempo. Andando a ritroso negli anni scopriamo che nel 2018 i casi di suicidio sono stati 64, in crescita rispetto all’anno precedente, quando erano stati 50. Dal 2000 a oggi, i suicidi nelle prigioni italiane sono stati più di mille, mentre i morti in totale sono stati quasi tremila.

La questione dei sucidi nelle carceri preoccupa soprattutto in Campania. In Italia dal 2000 al 2019 si sono registrati più di 1.000 suicidi e la regione Campania vanta un primato negativo. Tra le carceri campane, quello di Poggioreale di Napoli sembra essere tra gli istituti penitenziari con numero più alto in assoluto di suicidi.

Dei 63 episodi registrati nel 2018 quattro sono avvenuti a Poggioreale. La polizia penitenziaria riferisce che a togliersi la vita sono più spesso i detenuti stranieri che quelli italiani. Attualmente gli stranieri presenti negli istituti penitenziari italiani sono in proporzione molto più numerosi: se ne contano in Italia circa 20.000.

Variante omicron, l’emergenza nell’emergenza

In questa drammatico stato di cose, si inserisce un altro tragico fenomeno: la pandemia e soprattutto la contagiosità della variante omicron. Con la nuova variante i contagi corrono, anche dentro le carceri. All’11 gennaio, il ministero della Giustizia riportava i dati aggiornati del 27 dicembre 2021 sullo stato dei contagi: 510 detenuti contagiati e 527 agenti. Preoccupa notevolmente la situazione nelle carceri siciliane, dove nell’ultima settimana il numero di detenuti è cresciuto. Nella Sicilia orientale continua a registrarsi la maggiore concentrazione di persone infette, con una percentuale di circa 200 positivi a Siracusa.

Il Garante dei diritti dei detenuti della Regione Sicilia, Giovanni Fiandaca, ha lanciato l’allarme a seguito del nuovo monitoraggio della situazione delle strutture detentive isolane. Fiandaca ha sollecitato tutte le Aziende Sanitarie Provinciali territorialmente competenti ad assicurare una maggiore presenza e attenzione sanitaria nelle carceri siciliane.

Ffp2 le grandi assenti nelle carceri, ma in Calabria è in arrivo fornitura

A complicare lo scenario è l’assenza di dispositivi di protezione. La Uilpa – l’organizzazione sindacale della categoria dei lavoratori pubblici – Polizia penitenziaria ha denunciato la carenza di mascherine Ffp2 nelle carceri. La fornitura di 6mila mascherine Ffp2 messe a disposizione dal generale Figliuolo è totalmente inadeguata rispetto al numero dei detenuti. Su una popolazione di oltre 54mila detenuti e 41mila operatori, è a disposizione una mascherina ogni 16 persone e 30 mascherine per ogni carcere.

Intanto in Calabria è in arrivo una fornitura di 5mila mascherine per tutelare la salute dei detenuti e degli agenti di polizia penitenziaria nei complessi di Arghillà e di Reggio Calabria. Questo grazie alla sinergia tra l’Istituto Nazionale Azzurro, il Garante Comunale dei diritti delle Persone Private della Libertà personale e l’Associazione Don Lorenzo Milani. Un esempio di risposta concreta in termini di efficienza e tangibilità dell’operato istituzionale.

A fronte della moltitudine di disagi che affliggono le strutture penitenziarie italiane in un contesto emergenziale, sorge spontanea una considerazione. È giusto che il regime detentivo corrisponda ad una privazione del diritto alla salute?
Non ci resta che sperare che questo momento di crisi si trasformi in un’opportunità per ripensare il sistema detentivo del nostro paese e acquisire consapevolezza della drammaticità della situazione, che deve essere considerata una priorità per il paese, così come il diritto alla salute.

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