Feud

16 episodi, II stagioni, 2018-2024, USA
di Ryan Murphy

Fx | Disney +

“Le faide nascono dal dolore, non dall’odio”: è questa la sintesi del pensiero di Ryan Murphy, regista e sceneggiatore che ha ideato la serie Feud. Odio e dolore che camminano abbracciati nell’intera narrazione, nata con un obiettivo ambizioso ed insolito per una serie tv: raccontare famose faide storiche e culturali. Lo ha fatto alla grande (se non fosse così tanto da ammirare, lo si potrebbe invidiare moltissimo), seguendo una struttura narrativa solida e credibile, degna degli ottimi cast scelti per le prime due stagioni.
Sulla terza iniziano a girare indiscrezioni: si sussurra che potrebbe raccontare la faida tra Jocelyn Wildenstein, la socialite svizzera nota per i numerosi interventi di chirurgia estetica, e il miliardario Alec Wildenstein, mercante d’arte e uomo d’affari, incentrandosi sul divorzio avvenuto nel 1999. Ma Murphy ama i twist, quindi è ancora tutto da vedere.

Intanto sono trascorsi 7 anni tra il girato della prima e quello della seconda stagione. La prima mi è totalmente sfuggita, nonostante i numerosi premi ricevuti. Meritatissimi.

L’ho scoperta quando è uscita la seconda, che ha stimolato la mia passione per Capote (scrittore: dopo aver visto la serie, la precisazione mi sembra necessaria). E l’ho amata anche più della seconda.
Al racconto storico puntuale e documentato si affiancano temi ricorrenti: da una parte sentimenti forti come odio, disprezzo ed opportunismo, dall’altra un’estrema solitudine e un’attenzione spasmodica per la propria reputazione. Oltre che, ovviamente, per i soldi. Evidente la denuncia per la decadenza dei mondi che si raccontano: si tratti di quello hollywoodiano o di quello newyorkese, la fotografia non permette sconti.

feud (I): Bette and Joan

1962. Due star del cinema anni ’40/’50, Joan Crawford (Jessica Lange) e Bette Davis (Susan Sarandon), da sempre rivali, stanno per uscire di scena: Hollywood, inseguendo la bellezza e l’eterna giovinezza, le ha relegate a ruoli sempre più difficili da accettare. Il declino della bellezza di Joan e Bette è pari a quello dello star system, dove il mercato manipola sogni, progetti, capacità, potenzialità.

Nasce in questo contesto Che fine ha fatto Baby Jane?, che diventerà uno dei più popolari e terrificanti thriller psicologici degli anni ’60, la cui lavorazione è il campo temporale della serie. Spietata la narrazione come gli alti e i bassi nel rapporto tra le due attrici, che condividono l’incapacità di accettare di invecchiare ed il bisogno di mantenere sempre altissima la propria reputazione. Ma perché Joan e Bette si odiavano?

La serie racconta i grandi e i piccoli bosogni, le rabbie, le ripicche, mentre ripresenta lo stile dell’epoca, una lezione del cinema di quegli anni tra messinscene, pianisequenza, ampi movimenti di macchina. Il tutto reso possibile dalla riproduzione puntuale delle scene dei film. Il cast è di altissimo profilo: per interpretare le figure chiave della storia del cinema americano, a Susan Sarandon e Jessica Lange si aggiungono Alfred Molina, Stanley Tucci, Kathy Bates e Catherine Zeta-Jones

feud (II): Capote vs. the swans

La reputazione rimane protagonista anche nella seconda stagione, basata sul libro Capote’s Women: A True Story of Love, Betrayal, and a Swan Song for an Era di Laurence Leamer. Il periodo storico è vicino a quello precedente: siamo tra gli anni ’60/’70.
Truman Capote, intellettuale di riferimento dopo i successi letterari di Colazione da Tiffany e A sangue freddo è (diventa, e Murphy ci racconta come) il re dei salotti mondani di New York. E di conseguenza – o come conseguenza – amico di alcune delle donne più influenti dell’alta società. Truman, gay dichiarato, dipendente da alcool, droghe, tendenza all’autodistruzione, le chiama “The Swans”, i cigni.

Il celebre scrittore è dolente/indolente, mellifluo, così frivolo e totalmente privo di sentimenti o rispetto, pur avendo un’empatia smisurata almeno quando la sua antipatia. Che diventa faida, odio reale e definitivo dopo tanto amore.

Accanto a Capote / Tom Hollander un altro cast eccellente: Naomi Watts, Treat Williams, Diane Lane, Chloë Sevigny, Calista Flockhart, Molly Ringwald, Demi Moore.

Paola Bottero
Paola Bottero
JOURNALIST, STORYTELLER, VISION MAKER

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