La battaglia sul tax credit continua anche fuori dal governo: la raccolta firme contro i tagli al cinema nella manovra finanziaria
Il cinema italiano è in grave pericolo: così sostengono in molti. Nella bozza della manovra finanziaria che sarà esaminata dalle Camere il fondo destinato alle produzioni audiovisive in Italia è stato drasticamente ridotto. Si tratta di uno dei tagli più significativi al settore degli ultimi anni, sostenuto dai Ministri della Cultura e dell’Economia, Alessandro Giuli e Giancarlo Giorgetti. Se questa riduzione del tax credit, nato come incentivo per la produzione cinematografica italiana che permetteva ai produttori di recuperare parte degli investimenti, oltre a essere stato emulato anche in Europa, venisse confermata, il settore precipiterebbe in una crisi senza precedenti, con gravi conseguenze per le maestranze e per tutti coloro che lavorano direttamente sui set.
Secondo una prima analisi della bozza della manovra, il Fondo cinema e audiovisivo dovrebbe subire una riduzione di circa 450 milioni nei prossimi due anni, con stanziamenti di 190 milioni nel 2026 e 240 milioni nel 2027. Un taglio significativo che preoccupa fortemente le associazioni di categoria, tra cui Agis, Anec, Acec e Fice: “Sono a rischio migliaia di lavoratori, schermi e comunità. Si annienta un presidio sociale e culturale“, dichiarano.
la raccolta firme
Così, mentre a Roma va in scena il glamour della Festa del Cinema, in rete gira la richiesta di sottoscrizione.
Sono seimila in meno di 24 ore le firme raccolte da ieri come sottoscrizione all’Appello Urgente per il Ripristino delle Risorse Destinate al Fondo per lo Sviluppo degli Investimenti nel Cinema e nell’Audiovisivo (L. 220/2016) inviato a al Presidente del Consiglio dei Ministri On. Giorgia Meloni, al Ministero dell’Economia e delle Finanze On. Giancarlo Giorgetti, al Ministero della Cultura Alessandro Giuli, al Sottosegretario del MIC Sen. Lucia Borgonzoni, al Presidente della Commissione Cultura della Camera On. Federico Mollicone, al Presidente della Commissione Cultura del Senato Sen. Roberto Marti.
il testo dell’appello
Egregi Membri del Governo, e delle Istituzioni parlamentari, con senso di responsabilità, desideriamo rivolgere un appello affinché il Governo possa riconsiderare l’entità e la direzione dei tagli previsti alla spesa per il settore audiovisivo nella manovra di bilancio 2025.
L’audiovisivo non è solo cultura: è industria strategica, leva economica e simbolica del Made in Italy.
Se la Cultura è infrastruttura della democrazia, ogni taglio ad essa è di conseguenza una lesione alla libertà di ognuno di noi.
È uno strumento di libertà, di crescita e di benessere psicofisico collettivo, oltre che un potente veicolo di diplomazia culturale e il più potente e importante strumento di affermazione della identità culturale nazionale nel mondo.
Siamo consapevoli della complessità del momento e delle esigenze di copertura della legge finanziaria — stimata in circa 18,7 miliardi di euro — ma riteniamo doveroso sottolineare che i “centinaia di milioni” sottratti al comparto audiovisivo producono effetti negativi tangibili sul PIL e rischiano di compromettere un ecosistema produttivo già provato dalle varie crisi che, al contrario, genera valore economico, occupazione qualificata e identità culturale per il Paese.
L’audiovisivo italiano è una leva strategica dell’economia nazionale, un comparto industriale ed artigianale che unisce cultura, impresa e diplomazia culturale.
Ogni film, ogni serie, ogni documentario è una filiera complessa che attiva migliaia di professionisti, imprese artigiane, tecnici, creativi, territori con competenze uniche e specialistiche.
Il suo indotto produce ricchezza reale sui territori, visibilità internazionale e coesione sociale.
Studi autorevoli confermano che ogni euro investito nell’audiovisivo genera un ritorno per l’economia nazionale significativamente più alto.
Si stima un moltiplicatore che spesso supera il 3,5x in termini di PIL, gettito fiscale e occupazione.
Tagliare orizzontalmente le risorse di un settore vitale come questo non genera economie durature, come la storia economica del Paese, ha ampliamente dimostrato nel passato.
Non solo genera migliaia di disoccupati nel settore, ma a risentirne sarebbe anche il sistema Rai che resterebbe l’unico comparto pubblico a sostenere di fatto i lavoratori dell’audiovisivo con un ulteriore aggravio e depauperamento delle risorse della più importante azienda pubblica del settore, così come il comparto turistico che vedrebbe venir meno importanti introiti specie in quelle aree vocate al cineturismo e agli investimenti in nuove aree oltre che nelle stagioni non turistiche con un calo indiretto al sistema occupazionale ed economico assai significativo.
Invece di tagliare occorre investire in una gestione efficiente e trasparente dei fondi con delle tempistiche accurate, accompagnata da un serio controllo sugli sprechi e da una programmazione pluriennale, garantisce sviluppo sostenibile, crescita occupazionale e il mantenimento di quella funzione essenziale che l’audiovisivo svolge nel conservare e rinnovare l’identità culturale dell’Italia.
L’industria cinematografica e audiovisiva italiana vive oggi un momento decisivo.
Dopo anni di crisi vive finalmente un periodo di rinascita, innovazione e apertura internazionale, l’incertezza sulle politiche di sostegno rischia di arrestare una traiettoria virtuosa che ha restituito al nostro Paese un ruolo di dignità sui mercati globali.
Per questo, ci associamo all’appello di tutto il comparto per chiedere con forza e spirito costruttivo che il Governo e il Ministero della Cultura rinnovino con chiarezza il proprio impegno a favore del settore, garantendo una stabilità normativa unitamente alla conferma delle risorse del Fondo Cinema e Audiovisivo.
Questi strumenti non rappresentano una spesa, ma un investimento strutturale nella reputazione, nell’economia e nel futuro dell’Italia.
Il nostro Paese, riconosciuto nel mondo come una potenza culturale contemporanea, non può e non deve rinunciare a questo primato.
Sostenere il cinema e l’audiovisivo non significa solo aiutare migliaia di lavoratori a non perdere il loro lavoro ma serve ad investire nella libertà, nella bellezza e nella democrazia stessa del nostro paese.
Con fiducia nella Vostra sensibilità e nella Vostra visione di lungo periodo, confidiamo in un ripensamento intellettuale e politico su un tema che riguarda non solo un comparto, ma il futuro culturale ed economico dell’Italia, mantenendo integro il Fondo dedicato e intervenendo al contempo sulle politiche di settore per migliorare il comparto e la diffusione della cultura italiana in Italia e nel Mondo.

