Faggin, padre del microchip, a SeF V: “Utilizzare IA in modo corretto”

L’evento della Fondazione Magna Grecia, ospitato a Villa Matarazzo, è stato aperto
dall’intervento della ministra Maria Eugenia Roccella sul tema della denatalità e
spopolamento.


Ha preso il via la quinta edizione di SUDeFUTURI il meeting internazionale organizzato dalla Fondazione Magna Grecia, guidata dal Presidente Nino Foti, in programma a Castellabate e Paestum (Sa) fino a sabato 30 settembre.

L’evento, che è stato inaugurato nell’ottocentesca Villa Matarazzo di Santa Maria di Castellabate, rappresenta un importante momento di confronto sui possibili futuri del Mezzogiorno, vede la partecipazione come media partnership del gruppo Pubbliemme–Diemmecom–LaC Network–ViaCondotti21, la collaborazione di AdnKronos e della Fondazione Pio Alferano, il patrocinio dei Comuni di CastellabateCapaccio Paestum e del Parco nazionale del Cilento.

Gli ospiti sono stati introdotti da Paola Bottero, direttore strategico di ViaCondotti21 – Pubbliemme – Diemmecom e Alessandro Russo, direttore editoriale di LaC Network.

Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Castellabate Marco Rizzo si è soffermato sull’importanza dei temi di attualità che sono trattati nelle tre giornate dell’evento,

I lavori sono stati aperti dall’intervento in collegamento della ministra Eugenia Maria Roccella, prima dell’inizio del panel “Denatalità e spopolamento” del territorio per capire come dare ai giovani una ragione per restare, o meglio ancora per tornare.

La ministra Roccella ha dichiarato: “Non possiamo sostituire la denatalità con l’emigrazione, perché questo fenomeno è un problema di vitalità, ed è la spia di un problema più profondo, di un Paese incartato su sé stesso ed è una condizione che riguarda l’Italia e anche l’Europa. La famiglia italiana era un mito, ma è stata trascurata dalle politiche pubbliche e per questo dobbiamo puntare a una ripresa di vitalità e di speranza per il nostro futuro. Il Governo ha messo al centro la natalità, la famiglia e le pari opportunità, tutti elementi strettamente collegati. L’unico modo per mettere al centro la natalità è mettere al centro la famiglia, attraverso un sostegno concreto economico e fiscale. Abbiamo, ad esempio, previsto l’aumento dell’assegno unico o l’assegno di inclusione. E’ anche necessario un cambiamento culturale per la disattenzione che è stata data alla famiglia e riportare l’idea che fare un figlio non è una penalità, ma una premialità”.

Sulla prossima legge di bilancio, la ministra anticipa che “proseguiremo nell’implementazione dell’assegno unico, fino a 6 anni e vogliamo attivare anche altri strumenti per dare degli aiuti per il secondo e terzo figlio. I figli non devono essere un ostacolo per la continuità di carriera delle donne che, troppo spesso, rinunciano a lavorare”.

Fabrizio Frullani, vicedirettore del Tg2, ha moderato il panel sul quale si sono confrontati sul tema Pietro Massimo Busetta, professore di statistica economica alla UniPa, ha sottolineato che “ogni anno 100 mila persone vanno via dal Mezzogiorno e lo spopolamento riguarda anche le grandi città. Questo fenomeno si combatte con una attività economica adeguata, offrendo una prospettiva di futuro ai ragazzi che nascono in queste aree. Non basta il turismo che da un 7 per mille di occupazione, bisogna cambiare paradigma”.

Fabio Insenga, vicedirettore AdnKronos, ha aggiunto: “Con la mia testata abbiamo fatto una serie di approfondimenti su questo tema che riguarda tutti, dalla famiglia tradizionale e chi aderisce a modelli diversi. Abbiamo riscontrato una profonda consapevolezza di questo fenomeno che viene ricondotto prevalentemente a problematiche di natura economica”.

La pedagogista Maria Rita Parsi ha aggiunto: “Bisogna mettere in condizione le coppie di comprendere che responsabilità è avere una famiglia, perché il problema della denatalità è strettamente legato alla sfiducia sulla resistenza della coppia. E’ anche un meccanismo legato alla incapacità di sentirsi genitori in pieno, mentre si è occupati anche a realizzarsi. Diventare genitori è governare una nazionale. La soluzione è la formazione”.

Emiliana Mangone, professoressa di sociologia dei processi culturali e comunicativi alla UniSa, ha concluso così il panel: “I problemi di denatalità e spopolamento vanno affrontati in maniera strutturale con interventi e medio e lungo termine. Oltre agli aiuti di carattere economico e di supporto alle famiglie, bisogna far comprendere sin dall’infanzia come la comunità sia fondamentale per un territorio”.

Nino Foti, Presidente della FMG, commenta così questo importante tema: “La denatalità ha finito per indebolire la produttività dei territori del Mezzogiorno ampliando notevolmente i divari esistenti fra le aree geografiche del Paese. L’ intero meridione si sta impoverendo, all’anagrafe fra culle sempre più vuote, servizi pubblici poco competitivi ed emigrazione giovanile crescente. Una fuga di massa verso luoghi che assicurano condizioni di vita migliori, con servizi più efficienti e la possibilità di ottenere un posto di lavoro in tempi ragionevoli. Così il sud sarà ancora più sofferente con un PIL che nei prossimi 20 anni potrebbe scendere di 22% che uniti a quelli del precedente ventennio significa – 40%.

Anche l’ISTAT istituto statistico di Stato ha chiesto interventi strutturali nel Sud a cominciare dai servizi sanitari, trasporti, assistenza per l’infanzia, qualità dell’istruzione”.

Federico Faggin, fisico di fama mondiale e Presidente della Federico and Elvia Faggin Foundation, noto per essere il “padre” del microchip, è stato il protagonista del secondo panel dedicato ai “Rischi dell’Intelligenza Artificiale”. Oltre a Faggin sono intervenuti Antonio Baldassarre, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Arthur Gajarsa, Giudice Corte D’Appello Federale Usa e Antonio Nicaso, moderati dal giornalista Fabrizio Frullani.

Un ritorno per Faggin, che, nella prima edizione di SUDeFUTURI, ha avuto assegnato il Premio Magna Grecia e nel suo intervento ha spiegato: “Già 35 anni fa studiavo l’IA e posso affermare che un pc non può avere una coscienza. Noi siamo esseri che esistono in una realtà più vasta, più profonda e la nostra coscienza non è il segnale elettrico del pc, è una marcia in più, è un fenomeno quantistico. Noi siamo entità coscienti con libero arbitrio. Il fatto che le macchine oggi riescono a imitare le azioni degli uomini è pericoloso. La nuova tecnologia è uno strumento fantastico, ma ci sono persone che la possono utilizzare in modo cattivo e bisogna essere seri su questo tema. La fisica quantistica rappresenta la nostra natura più profonda. Noi esseri umani non siamo solo testa e razionalità, ma siamo anche cuore, empatia e cooperazione elementi che non fanno parte dell’IA e sono proprio questi elementi che ci devono spingere per utilizzarla bene. Dobbiamo crescere in fretta e capire di più dell’IA e non possiamo farci dominare da chi la controlla”.

Antonio Baldassarre ha dichiarato: “l’IA non può far tutto, solo un uomo con l’intelligenza umana può arrivare a elaborare poesie, libri e composizioni musicali. E’ una grande potenzialità, ma anche una fonte di rischi e per evitare che le conseguenze negative siano superiori alle cose utili, la società si deve preparare. Deve preparare la scuola, le leggi, tutte le infrastrutture sociali ad essere produttive, ad essre un alleato e non un nemico”.

Arthur Gajarsa ha sottolineato come “l’IA non ha l’anima dell’umanità e anche in America ci si sta interrogando sui pericoli di questo strumento, che è comunque un’opportunità per andare avanti, se si usa in modo corretto”.

Antonio Nicaso, infine, ha dichiarato come “L’Intelligenza Artificiale può rappresentare un’arma a doppio taglio, perché dà opportunità di progresso, ma viene utilizzata anche dalle organizzazioni criminali. E’, quindi, necessario trovare il giusto compromesso”.

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