Il PNRR e il Mezzogiorno: un rapporto complicato

Il 40% dei 206 miliardi predisposti dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza per opere “territorializzabili” sono destinati al Sud. Purtroppo, com’è noto, il Mezzogiorno d’Italia subisce le grosse lacune amministrative e progettuali del suo territorio. Pertanto, viene spontaneo chiedersi se sarà o meno in grado di impegnarle e spenderle nei tempi stringenti fissati dall’Unione Europea.

In poche parole, il PNRR è la nuova questione meridionale? Per il Sud la sfida è complessa, dura da vincere. L’arretratezza e l’insufficienza di professionalità del personale e dei sistemi della pubblica amministrazione vanno a braccetto con gli infiniti processi burocratici che paralizzano la progettualità.

D’altronde, già prima dell’insediamento del Governo del “Whatever it takes”, i vertici di Svimez avevano messo in guardia sull’impedimento più grande per la gestione delle risorse europee: la burocrazia. Per non parlare della carenza di personale nelle amministrazioni pubbliche.

Nel meridione sono tante le voragini, dal numero ai profili e qualità dei dipendenti pubblici. Un’inadeguatezza che mette paura, sia agli abitanti del Mezzogiorno che all’intera Italia, perché se fallisce l’occasione del 40% dei fondi del PNRR, fallisce l’intero sistema paese.

La task force per potenziare risorse umane nei comuni del Sud

Forse la vicenda siciliana della bocciatura di ben 31 progetti su 31 sull’irrigazione esemplifica il quadro della situazione. È recente la decisione del governo di istituire una task force di personale aggiuntivo per aiutare i comuni del Sud a realizzare i progetti del PNRR. Infatti, con un emendamento al decreto-legge PNRR (dl 152/2021), si consente all’Agenzia per la Coesione territoriale di stipulare contratti con professionisti per iniettare risorse umane che andranno a potenziare l’intervento già avviato la scorsa estate. Concorso Sud, infatti, avrebbe dovuto assumere circa 2800 tecnici da destinare alle amministrazioni del Mezzogiorno: sono stati coperti solo 778 posti, i restanti messi di nuovo a bando.

Svimez, Bianchi: “personale laureato enti locali Nord 25% vs 10% al Sud”

Ma diamo i numeri. Secondo l’elaborazione Ifel – Istituto per la Finanza e l’Economia Locale – sui dati del ministero dell’Economia, in Campania i dipendenti comunali ogni 1000 abitanti sono 5,50, in Calabria si raggiunge quota 7, la Sicilia ne conta 8,72. Andando oltre la quantità, passando alla qualità professionale dei dipendenti comunali, fanno fede i dati Istat: la Campania al primo posto tra le regioni del Sud con il 39%, segue la Calabria con 34,9% di dipendenti laureati, chiude la Sicilia con il 24,8%. Inutile dirlo, questi numeri danneggiano il Sud, come sottolineato dall’economista Luca Bianchi vicepresidente Svimez a Repubblica, con riferimento a tutti i dipendenti in servizio negli enti locali del Mezzogiorno: “Se nel Nord Italia la quota di personale laureato negli enti locali arriva alla media del 25%, al Sud scende fino al 10%. E questo non può non avere conseguenze”.

Il caso Sicilia: approvati 23 interventi per riqualificazione urbana ma stimato fabbisogno di 15mila dipendenti nei comuni

Se entriamo nel merito della progettualità il rischio di paralisi è alto, se non altissimo. Ma per fortuna, non tutto è perduto. Prendiamo in considerazione il caso Sicilia. Abbiamo accennato dell’imbarazzante episodio della bocciatura da parte del ministero dell’Agricoltura di 31 progetti tutti riguardanti l’irrigazione. Una seconda chance si è realizzata con l’approvazione di 23 interventi per la riqualificazione urbana. Uno di questi, un cantiere per il recupero della parte Sud-orientale di Messina, ha raggiunto la cima delle graduatorie delle opere prioritarie secondo il ministero delle Infrastrutture.

Nonostante questi minuscoli successi, in Sicilia persiste la questione delle opere per l’irrigazione. Infatti, se i Consorzi di Bonifica avevano presentato 61 progetti, 29 di essi sono stati incasellati nel canale di finanziamento sbagliato. Uno aveva un errore formale mentre i restanti 31 sono stati bocciati dal ministero dell’Agricoltura. A ribellarsi l’assessore regionale all’Agricoltura Toni Scilla che, dopo un vertice con il ministro Patuanelli, è riuscito ad ottenere la riapertura dell’istruttoria su otto progetti per un totale di 120 milioni.

Ma come si fa a far partire i progetti senza il personale adeguato?  Secondo l’assessore all’Economia di Palazzo d’Orléans, Gaetano Armao, servirebbero ora “dai 300 ai 500 tecnici in Regione Sicilia”, mentre il presidente regionale dell’Anci, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, stima addirittura un fabbisogno di 15mila dipendenti nei Comuni. È pensabile che Palermo, quinta città più popolosa d’Italia, abbia un unico dirigente tecnico in servizio che faccia turni massacranti con il rischio inevitabile di incappare in errori?

Calabria sul podio nazionale per progetti finanziati dal PNRR

Se ci spostiamo in Calabria, sempre nell’ambito delle risorse idriche, vediamo come sono stati finanziati 20 interventi per circa 260 milioni, sui 36 interventi richiesti da destinare alla riparazione delle reti colabrodo. La Calabria si colloca sul podio nazionale dei progetti che verranno finanziati dal PNRR, per quanto riguarda le risorse idriche. Dei 20 progetti presentati dai Consorzi di Bonifica calabresi, due sono al primo posto con il punteggio più alto, pari merito con un progetto della Regione Emilia-Romagna.

Ad ottobre il ministero delle Infrastrutture ha approvato con decreto 159 progetti presentati da enti calabresi, di cui 7 riguardano la rigenerazione urbana e l’edilizia residenziale pubblica. Tra i lavori finanziati c’è il progetto pilota “Lamezia Spazio-Generazione 2021”, che mira a contrastare il fenomeno dello spopolamento dei quartieri, recuperando abitazioni per le famiglie in difficoltà.

Tre le proposte ammesse per Reggio Calabria: 14,9 milioni per il Quartiere di Arghillà, stessa cifra per Ciccarello dove nascerà il progetto “Equità Sociale, Sostenibilità Ecologica Residenziale” per restituire al quartiere un parco attrezzato e la riqualificazione di 72 alloggi sociali. Infine, 15 milioni saranno destinati al progetto di “R.E.G.I.A.: Rigenerazione Ecologica Grandi Interventi Ambientali”.

Ma rimane forte rischio cattedrali nel deserto. Occhiuto rassicura: “non perderemo alcuna risorsa”

Nonostante le soddisfazioni progettuali, rimane la paura della non ottimizzazione dei fondi europei, soprattutto in termini di sanità. Si dimostra preoccupato il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, il quale ammette che “c’è il forte rischio di non cambiare nulla, di continuare a sperperare ingenti risorse economiche e costruire nuove cattedrali nel deserto”.

Nella punta dello stivale sarebbero infatti previsti 15 ospedali di comunità, 57 case della comunità e 19 centrali operative territoriali. Quello su cui ammonisce Calabresi è la totale assenza di confronto preventivo e di logica di pianificazione, che si tradurrebbe nella mancanza di una “reale visione strategica”. Secondo il primo cittadino locrese, i colpevoli di tutto ciò sarebbero i dirigenti, i funzionari e la struttura commissariale della Regione Calabria pre-Occhiuto che avrebbero scelto di “chiudere tutto nel famoso solito cassetto, a scapito dei cittadini e delle istituzioni”.

Alla nota risentita di Calabrese ha risposto il presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto, rincuorando i più che “la Calabria non perderà alcuna risorsa” e che a seguito di un incontro tra sindaci e Aziende sanitarie, sono in corso i lavori per ricostruire la sanità della regione.

Il sindaco ff città metropolitana Reggio Calabria: “verso strategie di sviluppo condivise e programmazione trasversale”

Anche il sindaco facente funzione della città metropolitana di Reggio Calabria, Carmelo Versace, mette in guardia sulla qualità dei progetti e degli investimenti e sulla necessità di non far prevalere una logica campanilistica. A detta di Versace le risorse dei singoli comuni e le eccellenze da valorizzare andrebbero “assolutamente messe a sistema”. Il rischio è quello di deviare da una logica di sviluppo ad ampio respiro, programmando investimenti fine a sé stessi.

Proprio su questo punto si è discusso, pochi giorni fa, al convegno “Verso una strategia di sistema per lo sviluppo dell’area grecanica” che ha ospitato tra gli altri il Rettore dell’Università Mediterranea, Santo Marcello Zimbone, e il Prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani. Fulcro dell’incontro, la creazione di sinergie e strategie di sviluppo condivise per il territorio dell’area grecanica. Di condiviso anche la speranza, quella che la cabina di regia per la spesa dei fondi sia un’eccellenza del territorio e che sappia coinvolgere professionisti di alto livello per diventare fulcro di una programmazione trasversale.

E qui torniamo sull’argomento dei professionisti, ancora troppo pochi nelle pubbliche amministrazioni della Calabria. Un esempio? Seminara, paese di 2500 anime nella Piana di Gioia Tauro, dove il neosindaco Giovanni Piccolo è dovuto scendere dagli uffici della presidenza della Regione Veneto per tornare nel suo paese di origine e provare a risollevare le sorti del suo comune. Lì, a sua detta, ha incontrato carenze “incredibili”.

Il sindaco trentunenne ha infatti trovato una situazione disastrosa: nessun segretario comunale, dirigenti praticamente inesistenti, un solo dipendente nell’ufficio Bilancio con titolo di studio di licenza media. Ecco perché la task-force messa a disposizione dal Ministero della Pa si rivela fondamentale.

In Campania 9 progetti ammessi, Napoli punta su rigenerazione urbana

Salendo lungo la Penisola, arriviamo in Campania. La Regione attende opere di riqualificazione urbana da decenni. I 140 milioni di euro destinate alla regione dal PNRR dovrebbero essere un punto di svolta per strade, scuole e parchi pubblici. Sono 9 al momento i progetti ammessi ai finanziamenti del PNRR per la Campania per un totale di quasi 134 milioni di euro. I fondi europei saranno impiegati per iniziative di rigenerazione urbana, ripopolamento e resilienza dei quartieri ed aree più compromessi.

Tra tutti spicca il progetto più imponente, ovvero un investimento di 100 milioni che riguarderà un monumento simbolo, il Real Albergo dei Poveri, situato nel centro di Napoli. Su impulso dei ministri Carfagna e Franceschini, il governo, dopo la presentazione da parte del vicesindaco di Napoli Carmine Piscopo, ha inserito il Palazzo Fuga nel PNRR. La struttura è il più grande palazzo monumentale di Napoli, nonché uno degli edifici più grandi d’Europa – suo “gemello” il Reina Sofia di Madrid – e la sua riqualificazione permetterà la rigenerazione dello spazio urbano ad esso connesso oltre che una ricaduta di 200 posti di lavoro. Infatti, restituendo alla struttura la sua dimensione storica e culturale, il progetto implica un’articolazione funzionale incentrata su occupazione, giovani e lavoro.

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