mercoledì, 30 Luglio 2025

Dodici milioni di bambini sono schiavi invisibili

La maggior parte è coinvolta in matrimoni forzati, mentre i restanti sono divisi in sfruttamento sessuale, sfruttamento lavorativo o in attività illecite e lavori forzati imposti

Negli ultimi anni, il fenomeno della tratta e dello sfruttamento dei minori ha assunto una dimensione sempre più complessa e dinamica, alimentata da crisi globali interconnesse, quali l’instabilità economica, i conflitti armati, le migrazioni forzate, i disastri ambientali e l’acuirsi delle disuguaglianze economico-sociali. La capacità di adattamento delle reti criminali sta trasformando in modo radicale le modalità di adescamento, controllo e sfruttamento dei minori, attraverso l’utilizzo sempre più sistematico delle tecnologie digitali, di social media, app di messaggistica, criptovalute e strumenti di comunicazione criptata.

Secondo il dossier “Piccoli Schiavi Invisibili” di Save the Children, diffuso come ogni anno in occasione della Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani, che si celebra il 30 luglio, nel mondo 1 persona su 4 in condizione di sfruttamento o schiavitù moderna è minorenne, pari a 12,3 milioni. La maggior parte, circa 9 milioni, è coinvolta in matrimoni forzati, mentre i restanti 3,2 milioni sono divisi in sfruttamento sessuale (1,6 milioni), sfruttamento lavorativo o in attività illecite (1,3 milioni) e lavori forzati imposti dalle autorità statali (320.000).

Bambini schiavi, la tratta degli esseri umani

Per quanto riguarda la tratta, nel 2022 è minore più di una vittima su 3 (il 38% del totale delle 68.836 persone coinvolte per cui è stata rilevata l’età, cioè oltre 26mila bambini e adolescenti). E’ senz’altro una sottostima, ma in ogni caso il numero di minori identificati come vittime di tratta è aumentato del 31% rispetto al 2019, evidenziando una crescita significativa nella rilevazione del fenomeno minorile a livello globale.

L’incremento è attribuibile alla maggiore incidenza delle ragazze tra le vittime trafficate a fini di sfruttamento sessuale, all’aumento dei ragazzi vittime di tratta per lavoro forzato, in particolare in Europa e nel Nord America, e alla forte crescita delle vittime minorenni in Africa Sub-Sahariana.  

I Paesi dell’America Centrale e dei Caraibi si presentano come quelli con la più alta incidenza di vittime minorenni: più di 3 vittime su 5, tra quelle rilevate, sono sotto i 18 anni (67%). Seguono l’Africa Sub-Sahariana e i Paesi del Nord Africa con, rispettivamente, il 61% e il 60% dei minori tra le vittime di tratta. Le ragazze rappresentano il 57% delle vittime minorenni rilevate a livello globale e nel 60% dei casi il loro sfruttamento è di tipo sessuale. I ragazzi, al contrario, risultano maggiormente coinvolti in situazioni di lavoro forzato (45%).

Bambini schiavi, gli altri numeri della tratta

Secondo il rapporto di Save the Children, il fenomeno della tratta e dello sfruttamento dei minori, che continua a minacciare i diritti e la sicurezza di bambine, bambini e adolescenti, non risparmia neanche l’Europa. Nel 2023 le vittime minorenni di tratta costituiscono il 12,6%, pari a 1.358 bambine, bambini e adolescenti, per lo più identificate in Francia (29,4%), Germania (17,7%) e Romania (16,3%) [7], sfruttate nel 70% dei casi a fini sessuali, mentre il restante 30% è impiegato in lavoro forzato (13%) o in altre forme come l’accattonaggio forzato o attività criminali forzate (17%) come rapine, borseggi o spaccio di sostanze stupefacenti.  

Nel periodo 2021-2022, l’81% delle vittime di tratta minorenni (2.401) in Europa era rappresentato da cittadini dell’Ue e l’88% di essi (2.120) è stato sfruttato nello Stato membro di appartenenza. Generalmente, i trafficanti cercano di adescare minori che provengono da contesti sociali e familiari fragili, che vivono in condizioni di povertà e in alcuni casi soffrono di disturbi psicologici.

In Italia, la tratta e lo sfruttamento dei minori rappresentano una realtà sommersa, che coinvolge sia flussi migratori internazionali – il Paese si conferma crocevia di transito e destinazione di minori vittime di tratta – sia contesti interni di vulnerabilità sociale.  Le vittime sono spesso coinvolte in forme multiple di sfruttamento: sessuale, lavorativo, forzato in ambito domestico, fino al coinvolgimento in attività criminali forzate o accattonaggio coatto.

Bambini schiavi, gli effetti della digitalizzazione

La digitalizzazione della società contemporanea ha profondamente trasformato il panorama della tratta e dello sfruttamento minorile. In questo contesto, si parla sempre più spesso di “e-trafficking”, che include tutte le forme di tratta e sfruttamento di esseri umani che si avvalgono in modo determinante delle tecnologie digitali, sia per il reclutamento, l’adescamento e il controllo delle vittime, sia per la gestione logistica, il pagamento e la distribuzione dei profitti.

Save the Children sottolinea che l’e-trafficking, caratterizzato dall’uso sistematico di piattaforme online, social network, app di messaggistica e strumenti digitali, consente di abbattere le barriere geografiche, rendere più rapidi ed efficienti i processi di tratta e sfruttamento e ridurre i rischi per gli sfruttatori. Questa modalità – utilizzata sia per sfruttamento sessuale che per il coinvolgimento dei minori in attività criminali forzate, il lavoro forzato e la produzione e/o distribuzione di materiale di abuso online – permette di raggiungere un numero molto più ampio di potenziali vittime, di agire in modo anonimo e di rendere più difficile l’individuazione e il contrasto da parte delle autorità.

Il rapporto, giunto alla sua 15ma edizione, quest’anno dedica un’attenzione specifica al ruolo che le tecnologie digitali assumono in un mondo trasformato da instabilità politica, disuguaglianze economiche, emergenze ambientali e conflitti armati. Anche le crisi migratorie rendono molti minori estremamente vulnerabili: le rotte, che attraversano zone con debole presenza istituzionale, rappresentano opportunità per le reti criminali, che intercettano bambini e adolescenti in fuga o non accompagnati, destinandoli a circuiti di sfruttamento sessuale, lavoro coatto o economia criminale.

Bambini schiavi, milioni coinvolti negli abusi

“Ogni anno milioni di bambine, bambini e adolescenti vengono coinvolti in forme diverse di abuso: dallo sfruttamento sessuale e lavorativo, all’accattonaggio forzato, dallo sfruttamento domestico fino al coinvolgimento in attività criminali. Le reti criminali hanno saputo velocemente intercettare la fascinazione dei più piccoli per le tecnologie digitali e le debolezze della rete di protezione on-line dove poter insinuarsi per adescare e sfruttare i minorenni senza neanche doverli necessariamente incontrare, tanto che la maggioranza delle vittime con meno di 18 anni in Europa è di cittadinanza europea e molto spesso lo sfruttamento è avvenuto nel Paese di appartenenza” sottolinea Antonella Inverno, responsabile Ricerca e Analisi di Save the Children.

Bambini schiavi, la manipolazione

“Lo sfruttamento sessuale online dei minori comprende tutte le forme di manipolazione psicologica e abuso sessuale che avvengono tramite strumenti digitali e piattaforme online. L’e-trafficking oggi si muove su due binari intrecciati. Da un lato, le tecnologie digitali potenziano le forme tradizionali di tratta, rendendo più rapide e invisibili attività come il reclutamento o il trasporto delle vittime. Dall’altro, emergono modalità di sfruttamento nate e sviluppate interamente online, dove l’abuso avviene a distanza, attraverso live-streaming e/o con la creazione e distribuzione di materiale di abuso sessuale online, anche tramite intelligenza artificiale”, afferma Chiara Curto Pelle, coordinatrice programma tratta e sfruttamento sessuale di Save the Children.

“Queste due dimensioni non sono più distinte. Le reti criminali operano in modo fluido, combinando strumenti digitali e interazioni fisiche. Lo sfruttamento online e offline si alimentano a vicenda, rendendo più difficile l’intervento delle autorità. Nel caso dei minori, la componente digitale è ormai presente: lo sfruttamento può iniziare online e sfociare in incontri fisici, oppure restare confinato al web, con contenuti prodotti su richiesta. A volte, il percorso è inverso: da un contatto fisico si passa al controllo digitale, attraverso il ricatto che può basarsi anche sull’uso di immagini intime”.

Bambini schiavi, il mondo online amplifica i rischi

L’esposizione precoce e spesso non mediata dei minori al mondo online amplifica i rischi. Tecniche come il grooming o il fenomeno dei “lover boys” sfruttano il bisogno di affetto e approvazione, manipolando le emozioni per ottenere obbedienza e silenzio. I social diventano strumenti di controllo, e l’età delle vittime si abbassa sempre più: oggi si registrano casi già a partire dai 9 anni. Una nuova frontiera è la “gamification” dello sfruttamento.

Questa strategia utilizza gli sviluppi della tecnologia – che ha trasformato le esperienze di gioco online facendole passare da piattaforme chiuse a spazi virtuali che consentono un’ampia gamma di interazioni sociali – e la risposta psicologica associata alle fasi del gioco – come il progresso (es. Il passaggio ad un livello successivo del gioco) o i premi e le ricompense (es. i badge che si ottengono quando si completa un’attività o si vince una sfida) – per rendere più accettabile e “normale” la partecipazione a reti criminali, mascherando lo sfruttamento dietro dinamiche ludiche e sociali apparentemente innocue.

Cresce lo sfruttamento sessuale online dei minori

Dalla ricerca è emersa una crescita dello sfruttamento sessuale online dei minori, facilitato da pratiche come il grooming online e la distribuzione di materiale di abuso sessuale, anche grazie all’uso di intelligenza artificiale, un aumento della tratta per sfruttamento nella criminalità forzata, fenomeno in diffusione in Europa e che interessa soprattutto i minori di sesso maschile, l’espansione dei rischi nei nuovi ambienti digitali dove la protezione dei minori è spesso inadeguata e difficile da monitorare, la maggiore vulnerabilità dei minori online, legata a una minore percezione del rischio, una scarsa alfabetizzazione digitale, l’isolamento sociale e la mancanza di supervisione adulta e una maggiore difficoltà investigativa e giudiziaria, dovuta alle caratteristiche peculiari di questo fenomeno (anonimato, decentralizzazione delle reti, opacità finanziaria e assenza di armonizzazione normativa internazionale).

Fonte 9colonne.it

Emilio Pistone
Emilio Pistone
GIORNALISTA, RICERCATORE

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