Gli errori che il Sud non deve commettere nel post-Covid

La crisi economica sarà molto pesante per l’Italia. A soffrire di più sarà il Sud, se non verranno attuate politiche di riequilibrio sociale


Saremo travolti da una imponente crisi economica che, secondo le stime, farà scendere il PIL del nostro Paese di ben quindici punti percentuali. Una depressione di tale portata non si è mai registrata nella storia della Repubblica e sarà ancora più grave da affrontare e gestire perché il Coronavirus si è materializzato in modo assolutamente imprevisto ed inaspettato. Non eravamo pronti dal punto di vista sanitario e tanto meno da quello economico.

Il mondo si chiederà se dovranno essere rivisti i modelli socio-economici del capitalismo che, secondo molti, non ha funzionato abbastanza bene e che anzi ci avrebbe danneggiato a causa della globalizzazione sfrenata. Ma intanto per rimanere alle questioni di casa nostra è certo che il lunghissimo “lock-down” sta creando e creerà gravi ripercussioni sul tessuto commerciale della Italia intera ed in particolare del Sud.

Scenario ante-Covid: Sud tra le aree più disagiate

Lo scenario economico “ante-Covid” era purtroppo già molto chiaro. Il Mezzogiorno era considerato, secondo varie stime indipendenti, tra le zone più disagiate della intera Unione Europea. Il trend occupazionale era in costante calo da diversi anni. Gli investimenti infrastrutturali erano ai minimi storici. La criminalità organizzata continuava con i suoi traffici illeciti seppure di recente era più contrastata dagli organi giudiziari. Il meccanismo redistributivo fra le diverse aree del Paese funzionava poco e male. Il turismo, quale volano di sviluppo, non era valorizzato abbastanza. L’attrazione degli investimenti privati dall’estero non funzionava e, per quanto riguarda quelli pubblici, non si sapeva come utilizzarli. Tanto è vero che la Commissione Europea, appena qualche mese, fa aveva invitato il Governo italiano a garantire un adeguato livello di investimenti al Sud, in mancanza dei quali si sarebbe proceduto con un taglio dei fondi strutturali considerato che erano “da sottolineare le cifre più che preoccupanti sugli investimenti al Sud che sono in calo e non rispettano i livelli previsti per non violare la regola Ue della addizionalità”.

Scenario post-Covid: le ricette per evitare il collasso

E la situazione post-Covid? Al Sud l’economia è talmente fragile che – pur perdendo meno perché ha meno da perdere – potrebbe non riprendersi più. In altri termini, nonostante le chiusure mandino in fumo molto più fatturato al Nord che al Sud l’impatto sulla economia e sulla occupazione nel Mezzogiorno sarà di gran lunga peggiore come evidenziato da vari istituti di ricerca indipendenti.

Potrebbe verificarsi finalmente un rilancio del Sud, se si intervenisse subito con strumenti concreti, ma in caso contrario la pandemia rischia di affossare economicamente l’intero territorio meridionale che, senza lavoro e imprese, si desertificherà senza più riprendersi. Ad oggi la convinzione più diffusa è che non ci siano mezzi per colmare il divario con le regioni più ricche e che lo Stato non sia abbastanza forte per agire. Ma è giunto il tempo per rimediare.

Si dovranno correggere gli errori del passato e dunque nella fase 2, nella fase 3 ed in tutte quelle successive bisognerà lavorare per accorciare il gap economico tra Nord e Sud, altrimenti destinato ad aumentare. Lo si dovrà fare adesso ed in modo concreto, perché la pandemia rischia di fare più danni dove una larga parte importante dell’economia è sommersa ed imprese e cittadini producono e guadagnano in modo “atipico”.

il sostegno ai cittadini e alle imprese

Le imprese dovranno essere sostenute affinché le risorse a loro destinate servano non solo come sostegno al credito ma anche per rafforzare il capitale circolante. Sino ad oggi la stragrande maggioranza delle aziende meridionali ha avuto enormi difficoltà ad accedere al credito a causa della piccola dimensione ed al ridotto tasso di capitalizzazione. I cittadini dovranno essere supportati in un primo momento con ammortizzatori sociali ed integrazioni al reddito, ma successivamente con tutele più strutturali, considerato che dei circa tre milioni e mezzo dei lavoratori “invisibili” censiti dall’Istat, quasi due terzi si trovano al Sud. Fermo restando, comunque, che le politiche assistenziali non basteranno più in mancanza di un progetto concreto e mirato, perché importi troppo generosi disincentivano la ricerca del lavoro.

In quest’ottica la ripartenza economica che – speriamo – sarà correttamente pianificata dal nostro Governo, dovrà tenere conto di una necessaria riprogrammazione delle risorse da destinare alle regioni del Sud. In generale dovrà essere valutata una nuova strategia per lo sviluppo del Meridione e nel dettaglio sarà necessario assumere iniziative particolari.

Pensiamo all’immediata necessità di innalzare ancora di più gli anticipi del Fondo Sviluppo e Coesione, vale a dire lo strumento di finanziamento del governo italiano per le aree sotto utilizzate del Paese. O all’opportunità di coinvolgere maggiormente la Cassa depositi e prestiti, “invitandola” a fare interventi nel Mezzogiorno di supporto alle amministrazioni pubbliche e alle imprese meridionali che consentano di accedere a diversi fondi ai quali il Sud ha sinora avuto un accesso ridotto.

investimenti, export e opere pubbliche

Si dovrà anche porre rimedio a quel processo di sistematico disinvestimento che ha colpito il Sud intercettando i fondi europei e quelli privati. Inoltre dovrà essere incentivato l’export, anche delle imprese del Sud e non solo di quelle del Nord, perché l’intera economia del nostro Paese dovrà essere più integrata a livello europeo. E dovrà continuare senza sosta la lotta alla criminalità organizzata, perché dove non c’è legalità le imprese non investono perché oltre al normale rischio di impresa il loro flusso di ricavi è condizionato da fatti totalmente estranei alla dinamica economica.

Ancora, sarà opportuno programmare l’esecuzione di grandi opere pubbliche, che potrebbero avere a che fare ad esempio con la realizzazione del sistema portuale del Mediterraneo. Ciò significa pianificare, progettare e tirare su velocemente opere senza più incompiute o realizzazioni ritardate di anni, superando così gli abituali rallentamenti causati dalla burocrazia ed in particolare dal Codice degli Appalti che andrebbe quasi interamente riformulato.

una grande occasione per ripensare il modello di sviluppo

La crisi economica sarà molto pesante per l’Italia intera ed in particolare a soffrire sarà il Sud se non verranno attuate politiche di riequilibrio sociale. Ma questa grande depressione può essere l’occasione per ripensare il modello che, sino ad ora si è affermato producendo, tra l’altro, impoverimento industriale, ampia sfiducia nelle istituzioni e disordini sociali.

Vogliamo essere ottimisti e confidiamo che la tragedia del Covid-19 possa rappresentare un’occasione storica per il rilancio del Mezzogiorno e dunque servire a mettere finalmente in campo degli strumenti che serviranno a ripristinare il nostro benessere economico. Ricordiamoci quando era il Sud ad essere la locomotiva economica dell’Italia appena riunificata. Erano i tempi in cui il Regno delle Due Sicilie aveva un debito pubblico ininfluente, una moneta forte e tante opere pubbliche. L’esatto opposto di ciò che purtroppo ha adesso l’Italia.

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