I Comuni del Sud Italia si trovano in una situazione in cui sono pronti ad accogliere l’opportunità dei bandi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), ma sono frenati dalle procedure di partecipazione considerate “troppo complesse”. Secondo un‘indagine condotta dall’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (Svimez) dal titolo “I Comuni alla prova del Pnrr”, solo il 37% degli enti del Meridione giudica le procedure agevoli o molto agevoli, rispetto al 43% dei Comuni del Centro Nord.
Le maggiori sfide per il Sud sono la lentezza nella realizzazione di infrastrutture sociali, la carenza di personale e le mancanze nella capacità amministrativa rappresentano delle sfide che rischiano di prolungare i tempi di attuazione degli investimenti.
Terminata la fase di programmazione e allocazione delle risorse, ora agli enti locali spetta concentrarsi sull’affidamento dei lavori e sull’apertura dei cantieri entro il 2026, ma sono poco preparati. Non è sufficiente la possibilità aperta del governo di inserire nuovi dirigenti e stabilizzare i tecnici assunti a tempo determinato.
Occorre potenziare ulteriormente gli interventi attraverso il rafforzamento degli organici e delle competenze tecniche dei quadri intermedi.
Vediamo qualche dato. L’indagine condotta dallo Svimez evidenzia che solo il 30% dei Comuni del Centro-Nord e il 40% dei Comuni del Mezzogiorno ha una conoscenza generale dei bandi. Nel complesso, il 40% degli enti locali ha fatto ricorso a consulenze esterne per partecipare ai bandi. La collaborazione è l’unico fattore positivo: nel Meridione, il 43% dei Comuni ha sfruttato il network relazionale locale per stringere partnership utili all’adesione dei bandi con altri Comuni limitrofi.
La situazione critica è aggravata dal divario tra i tempi previsti e quelli effettivi per la realizzazione di infrastrutture sociali, un problema che affligge da anni il Sud.
La carenza di personale e le sfide nella gestione delle risorse umane rappresentano fattori che influiscono negativamente sul rispetto dei cronoprogrammi dei Comuni del Meridione, minando l’attuazione tempestiva delle infrastrutture previste dal Pnrr. Secondo l’indagine dello Svimez, i tempi di “sforamento” per il completamento delle opere raggiungono gli 8 mesi nel Sud, rispetto ai 4 mesi della media nazionale.
La riduzione del personale combinata alla mancanza di ricambio ha bloccato i processi di rigenerazione delle risorse umane e di aggiornamento e acquisizione di nuove competenze. Dal 2008 al 2019, il rapporto tra il personale dei Comuni delle Regioni a statuto ordinario e la popolazione si è ridotto del 20,9% nel Centro-Nord, ma raggiunge addirittura il 33,5% al Sud.
Questo trend negativo si riscontra anche nella spesa pro capite per il personale dei Comuni. Nel Centro-Nord, tale spesa è diminuita del 16,6% (passando da 302 a 348 euro), mentre nel Mezzogiorno si è registrata una riduzione del 26,8% (da 291 a 217 euro). Inoltre, nei Comuni dell’Italia Centrale e Settentrionale, la percentuale di personale sotto i 40 anni è diminuita dal 22,5% al 10,2%. Nel Meridione, invece, tale percentuale è passata dall’8,2% al 4,8%.
Un’altra problematica critica riguarda la struttura per titolo di studio del personale degli enti comunali. Nel 2019, solo il 21,2% del personale del Sud possedeva un titolo di laurea, rispetto al 28,9% del Centro-Nord. Questa disparità nella formazione e nell’istruzione può ostacolare la capacità dei Comuni meridionali di affrontare in modo adeguato le sfide e sfruttare appieno le opportunità offerte dal Pnrr.
Per superare queste difficoltà e garantire una corretta attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, diventa fondamentale adottare misure concrete per rafforzare gli organici e le competenze tecniche dei quadri intermedi nei Comuni del Sud. È necessario un impegno congiunto da parte del governo, delle istituzioni locali e delle comunità per affrontare queste sfide e sfruttare al meglio le risorse disponibili, al fine di promuovere lo sviluppo e la crescita delle regioni meridionali e dell’intero Paese.