Ripartenza, le incertezze Usa frenano anche il Canada

Con un interscambio commerciale molto forte, le decisioni disorganiche della Casa Bianca hanno effetti pesanti anche oltre frontiera


Come per il lockdown, il Nord America – Canada e Stati Uniti – guarda all’esperienza Europea per prepararsi alla riapertura delle attività produttive che sembra imminente ma ancora tutta da definire. Come per l’Europa, si tratterà di una riapertura dettata più dalla necessità di ricominciare a produrre per evitare danni irreparabili all’economia che sulla consapevolezza di avere sconfitto il Coronavirus. Ma l’esperienza europea servirà fino a un certo punto in quanto gli elementi che influenzano la decisione negli USA sono legati ad altri fattori, in primo luogo la Casa Bianca dalla quale giungono direttive confuse e contraddittorie. Questo accresce la confusione nazionale dove i 50 governatori hanno forti poteri ma opinioni diverse e spesso confuse. Insomma, gli Stati Uniti vogliono riaprire al più presto, ma non sanno come farlo in modo organico e coordinato a livello nazionale. Gli Stati Uniti sono uno dei pochi Paesi con divisioni politiche e geografiche maggiori dell’Italia.

l’interscambio con gli Usa rappresenta il 30% del pil del Canada

E questo, ovviamente, crea grossi problemi al Canada il quale, per rischiare una ripresa dei contagi in cambio di una riapertura delle attività economiche efficace, dovrebbe riattivare l’interscambio commerciale con gli USA che rappresenta circa il 30% del PIL nazionale. Il Canada sta cercando, con scarsi risultati, di diversificare da tempo il suo import-export per diminuire la sua dipendenza dagli USA, ma con scarso successo e quindi qualsiasi decisione che sarà presa, che ricordiamo spetta alle Province, si basa su un consistente fattore di imponderabilità dovuto ai rapporti con gli Stati Uniti.

la situazione nelle maggiori province canadesi

Vediamo comunque qual è la situazione nelle due maggiori Province canadesi, l’Ontario e il Québec. L’Ontario ha già autorizzato la riapertura di alcuni negozi per la vendita di prodotti ordinati telefonicamente e pronti per il pick-up fuori dal negozio o per la consegna a domicilio. Nei prossimi giorni vi saranno altre aperture seguendo criteri già preannunciati lo scorso mese. Si tratterà di attività che possono adeguarsi immediatamente alle nuove norme di sicurezza sanitaria, riapertura di aree ricreative come parchi, sarà possibile partecipare a eventi pubblici come i funerali sempre rispettando certe precise disposizioni, verrà mantenuto l’impegno di mantenere le distanze sociali, l’uso delle mascherine mentre gli ospedali potranno riprendere l’attività chirurgica anche per interventi non urgenti e offrire altri servizi sanitari sospesi. Riprenderanno anche delle attività nel settore dell’edilizia. Insomma l’Ontario monitorerà le esperienze europee e asiatiche ma tenendo sempre ferme le limitazioni sanitarie imposte fino ad oggi localmente.

in Quebec il 50% dei contagi di tutto il Canada

Molto più confusa la situazione nel Quebéc dove si è registrato oltre il 50% di tutti i 70.000 contagi del Canada. La riapertura è stata preannunciata da tempo ma poi rinviata più volte. Inoltre i programmi di riapertura sono a due velocità: una per la zona di Montreal, quella più colpita dal Coronavirus, e una per il resto della Provincia. Tra i servizi essenziali, rimasti sempre aperti durante tutta la chiusura di sette settimane, in aprile sono stati aggiunti anche il settore edile e minerario. Hanno ripreso attività anche i negozi al dettaglio che non fanno parte di centri commerciali ancora chiusi. Tale riapertura è ritardata fino alla fine del mese, invece, nella zona di Montreal. Stesso discorso per alcune attività scolastiche fuori dalla zona di Montreal che dovrebbero riaprire il 25 maggio. Possono riprendere l’attività anche aziende del settore manifatturiero comunque con personale inferiore alle 50 unità. Sono anche state rimosse alcune limitazioni per lo spostamento all’interno della Provincia. Le autorità hanno comunque sottolineato che tutto verrà di nuovo sospeso in caso di aumento dei contagi nei prossimi giorni.

Come si vede le cose si muovono a rilento non per insufficiente volontà di riapertura – quella di certo non manca – ma per paura di ciò che potrebbe avvenire in caso di nuovo aumento dei contagi.

quando gli Usa hanno il raffreddore il Canada prende la polmonite

Il tutto è legato alla confusa realtà americana dove le difficoltà economiche avrebbero un grosso impatto sul Canada. E la situazione in USA è gravissima. Secondo quanto riportato dal Washington Post, il presidente della Federal Reserve Jerome H. Powell, ha detto che sull’economia USA c’è l’ombra di una “dolorosa recessione” se il Congresso e la Casa Bianca non approveranno al più presto nuovi e consistenti aiuti all’economia. Powell ha detto che l’economia “si trova sotto il più grande shock dei tempi moderni” e la potenziale onda che travolgerà milioni di aziende con chiusure e bancarotte peserà sulla crescita per molti anni a venire. Nel frattempo, tutti fanno la voce grossa, ma nessuno intende ordinare una riapertura sufficiente per rivitalizzare l’economia evitando di assumersi le responsabilità in caso di ripresa dei contagi.

E questo, avrà conseguenze sul futuro il Canada. Si dice da queste parti che quando gli USA hanno il raffreddore, il Canada prende la polmonite.

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