Web, i coriandoli emotivi che valgono miliardi

Dopo che sono stati pagati 69 milioni per avere un codice di accesso alla blockchaine che certifica l’unicità non riproducibile del mosaico di 5 mila immagini digitali Beeple si apre una nuova frontiera per l’arte

di Michele Mezza *


Il mitico presidente della Disney degli anni 90, Michael Eisner, affermava con iattanza – per difendere il primato dei contenuti della propria impresa – che “nessuno ha mai pagato un biglietto per vedere la tecnologia”. Oggi forse avrebbe qualche dubbio. Si stanno infatti pagando biglietti carissimi per la tecnologia. 69 milioni per avere un codice di accesso alla blockchaine che certifica l’unicità, non riproducibile, del mosaico di 5 mila immagini digitali Beeple. Oppure 2 milioni e 915 mila dollari per avere la certezza di essere il proprietario del file, unico ed esclusivo, del primo tweet di Jack Dorsey, il fondatore di Twitter. Siamo nel nuovo mercato dei Token non fungibili (NFT). Una nuova forma di cristallizzazione e commercializzazione delle emozioni, e delle esperienze. Si rovescia il celeberrimo titolo del saggio di Walter Benjamin “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”.

la fase iniziale di un nuovo codice estetico ed emozionale

Oggi il mercato dà un valore di scambio a un documento che fissa iconicamente un’emozione nell’epoca della sua irriproducibilità tecnica. nel magma infinito della rete vengono estratti singoli istanti , sotto forma di immagini o brevissime sequenze filmate, che corrispondono a eventi o circostanze a cui l’autore o l’ambiente attribuiscono un valore universale. Questi files vengono poi rinchiusi in un sistema di blockchaine, una concatenazione certificazione e conservazione distribuita, non accessibile se non al titolare, e non alterabile per la complessità e composita modalità di accesso, per essere successivamente commercializzati.

Siamo alla fase iniziale di un nuovo codice estetico ed emozionale, in cui la proprietà esclusiva ma esibibile pubblicamente di un frammento della permanente e inarrestabile narrazione del mondo ruminata dalla rete diventa un’opera che richiama le suggestioni dell’arte tradizionale. Duchamp o gli astrattisti del primo novecento, insieme ad i pionieri delle forme di arte più innovativa, come lo sciamano della serialità che era Andy Warhol , avevano già sondato i limiti di un perimetro, allora comunque tutto materiale, dove l’occhio era accompagnato a sondare e percepire innovative sensazioni che poi erano elaborate successivamente, mediante un metabolismo sociale circolare, che giungeva a stabilire che quella forma di espressione aggiunge all’esperienza umana valori inediti. Oggi siamo a un passaggio ulteriore, in cui si scavalca l’ambizione artistica e si propone la conservazione, e l’esibizione, di frammenti di un immaginario collettivo che viene alimentato quotidianamente da una massa incalcolabile di suggestioni visive.

La NBA ha già commercializzato per centinaia di milioni di dollari singoli filmati

È proprio la potenza simbolica, rievocativa, storica, che quel frammento richiama a dargli valore ed eccitare la morbosa ansia di possesso. La NBA, la potentissima lega della pallacanestro americana, ha già commercializzato per centinaia di milioni di dollari singoli filmati, di qualche secondo, di azioni o performance topiche, richieste o per gli interpreti, quel giocatore in quella partita, o per l’esecuzione, particolarmente spettacolare. Una gara sportiva, ma anche un evento di cronaca o culturale, viene indicizzato in migliaia di componenti in base alla capacità di richiamare, amplificandola, un’emozione specifica. Il tutto con l’aura dell’unicità, dell’esclusività, che assegna al proprietario uno status che vale il biglietto si potrebbe dire.

I riflessi potrebbe riverberarsi già in queste settimane sull’asta dei diritti sportivi del campionato di calcio, che non si limiterebbe più alle categorie classiche come la visione in chiaro o quella pay, o quella streaming, ma anche prevedere un catalogo specifico trattato direttamente dalle singole società, per istantanee o filmati brevissimi dei gesti di gioco dei propri giocatori. Il mercato dell’arte diverrebbe così un unico grande spazio di compravendita di oggetti evocativi irriproducibili che coinvolgerebbe ogni singola attività umana, rendendo la rete un bazaar universale delle emozioni collettive, istante per istante.

* articolo pubblicato su 9Colonne.it

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