Sport italiano in ginocchio: situazione critica al Sud e nelle isole

Un’indagine quantitativa e qualitativa condotta dall’ASI– Associazioni Sportive e Sociali Italiane- e dalla SWG, società che progetta e realizza ricerche di mercato, su iniziativa di Sport e Salute, ha profilato la situazione delle organizzazioni sportive del nostro paese ai tempi del Covid-19. Il sondaggio, condotto su un campione complessivo di 8.470 organizzazioni sportive, ha voluto approfondire le ripercussioni dell’andamento della pandemia sul numero dei collaboratori impiegati, sulle perdite di bilancio, sulle misure di sostegno ricevute ma anche sulle previsioni per il 2021. I risultati emersi, infatti, delineano un quadro preoccupante specialmente per ciò che accadrà non appena verranno meno le restrizioni imposte: l’Italia perderà il 10% delle organizzazioni sportive, in primis a causa degli elevati costi da sostenere e in secondo luogo per mancanza di aiuto da parte dello stato. I dati evidenziano che, seppur la situazione sia allarmante per l’intero territorio nazionale, le organizzazioni sportive del Sud e delle Isole hanno subito e subiranno le ripercussioni peggiori.   

Meno lavoro, meno personale

Le chiusure prolungate delle strutture hanno causato riduzioni inevitabili dei collaboratori: dal grafico riportato si evince come prima del Covid il 44% delle organizzazioni sportive si avvalesse di più di 10 operatori; tra maggio 2020 e febbraio 2021 questo dato ha subito un crollo del 17% a causa dello stop dei servizi. Nello specifico, la griglia riportata mostra come fino all’83% delle organizzazioni sportive del Sud e delle Isole possieda al massimo 10 collaboratori, a fronte del 65% di quelle del Nord-est; inoltre, solo l’1% delle organizzazioni sportive del Sud e delle Isole si avvale di più di 50 collaboratori, contro il 4% di quelle del Nord.

Il futuro che si prospetta è ancora meno roseo: il 47% di tutte le organizzazioni è consapevole che nel 2021 effettuerà tagli al personale: ben il 50% delle realtà sportive del centro Italia ha affermato che nel futuro imminente non si avvarrà dello stesso numero di collaboratori.

Divergenze digitali

La pandemia ha portato a un aumento della digitalizzazione in quasi tutti i settori, tra questi anche il mondo dello sport ha dovuto reinventarsi, implementando l’uso dei servizi online: il 44% delle realtà sportive, infatti, ne usufruisce. Il dato evidenziato vede emergere un’Italia a due velocità: il 15% delle organizzazioni sportive del Nord Ovest eroga servizi online, mentre solo il 5% di quelle al Sud e nelle Isole ha attivato tale servizio. Ben il 68% delle organizzazioni del Sud e Isole non offre servizi online. Sebbene un servizio da remoto non sarà mai paragonabile alla possibilità di accedere alle strutture, esso rappresenta una valida alternativa allo stallo totale delle attività e dei profitti.

Calo degli iscritti e dei ricavi

Tra le motivazioni che porteranno molto probabilmente 1 organizzazione sportiva su 10 a cessare la propria attività vi è la riduzione del numero di iscritti. Nel periodo tra maggio 2020 e febbraio 2021, il 91% del campione ha registrato un calo del bacino d’utenza; di questo, il 40% ha riportato un decremento di oltre la metà, dato allarmante ma prevedibile, poiché la pandemia ha incentivato lo sport fai da te. Dall’analisi dei dati riguardanti solamente il Mezzogiorno, si evince che il 53% ha affermato di aver perso oltre la metà dei propri praticanti.

Da ciò deriva la situazione negativa dei bilanci, per cui quasi la totalità del campione ha riscontrato una riduzione nei profitti nel 2020, con un dato del 61% di coloro che stimano una perdita di oltre il 50%; tra questi, nelle regioni del Sud, sono il 72% delle organizzazioni sportive. 

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