Ambiente e sostenibilità: il nostro Sud è green?

Il 22 aprile si celebra la giornata internazionale della Terra, la più grande manifestazione ambientale al mondo. Istituita nel 1970, l’Earth Day è un momento per sensibilizzare la collettività sull’ambiente e sulla salvaguardia del pianeta. La questione ambientale, i cambiamenti climatici e la lotta alle emissioni sono oggetto di dibattito politico oramai da qualche tempo. Recentemente anche la Costituzione è diventata Green: la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi fanno ora parte dei principi fondamentali, dopo la modifica all’art. 9.

Negli ultimi anni sono sempre di più gli attivisti impegnati nelle manifestazioni a a difesa dell’ambiente e del pianeta, soprattutto i giovani delle Generazione Z. L’interesse di ragazze e ragazzi alla questione ambientale è cresciuta notevolmente come testimoniano i crescenti tassi di adesione e partecipazione ad associazioni ecologiche.

sostenibilità ambientale e il divario Nord-Sud

Nonostante la crescente consapevolezza, report e documenti rilevano un importante gap che separa le città del Nord da quelle del Sud in tema di ambiente e sostenibilità.
Dalla quinta edizione dello Smart city index di Ernst & Young (EY) emerge tuttavia un notevole divario Nord-Sud rispetto alla sostenibilità urbana. Il rapporto rileva che le infrastrutture urbane delle città italiane sono sempre più orientate alla sostenibilità ma nella classifica bisogna scendere al 36 posto per trovare una città del Mezzogiorno: Lecce ha il miglior risultato di tutto il meridione, Bari è 45esima, Napoli 62esima. La regina della sostenibilità è Trento, che primeggia per trasporti, energia e ambiente, seguita da Torino, Bologna, Mantova e Milano. 

Anche il report Cerved “Italia sostenibile 2021” evidenzia il gap con il Nord, registrando “uno squilibrio generale di sostenibilità, ben oltre il mero divario economico, che investe l’intero ecosistema e che minaccia la coesione sociale”. Delle 55 province con un livello di sostenibilità ambientale sotto la media, 20 di queste sono al Sud e si prevedono situazioni critiche soprattutto per Messina, Agrigento, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Frosinone, Campobasso, Taranto e Isernia.

Secondo l’indagine di Unioncamere e Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, al Sud le imprese green sono in ritardo. Il tasso delle imprese che non ha investito – e non ha intenzione di farlo – nella transizione verde è del 61% al Centro-Nord: al Mezzogiorno la percentuale sale fino al 66%. Nel Mezzogiorno si registrano tassi più bassi rispetto alle imprese che hanno già investito nella duplice transizione digitale ed ecologica (Mezzogiorno 4% vs 7% Centro-Nord), anche se in futuro lo scenario potrebbe trasformarsi. Al Sud, quasi un’impresa su 10 intende investire nella duplice transizione, l’8% sul totale, contro il 5% del Centro-Nord. In tal senso è intervenuto il Dl energia che prevede un credito d’imposta alle imprese che effettuano investimenti nelle regioni del Sud per migliorare l’efficienza energetica e promuovere la produzione autonoma di energia da fonti rinnovabili. Il contributo è concesso nel limite di 145 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023.

il ruolo del Mezzogiorno nella transizione ecologica

Nonostante il divario, l’Italia, con i 5,9 miliardi del Pnrr per le fonti rinnovabili, è protagonista della transizione ecologica soprattutto grazie al Mezzogiorno, dove si concentra il 40,2% delle fonti green e il Sud vale il 96,5% della potenza eolica, il 37,4% di quella fotovoltaica e il 27,2% della potenza degli impianti a bionergie, sulla base del rapporto del Centro Studi Srm del Gruppo Intesa Sanpaolo. Peccato che per lungaggini burocratiche e rivolte dal basso, il Meridione risulta un’enorme riserva di energia pulita in cantiere.

la sfida dello sviluppo sostenibile nel piano Sud 2030

Tra le sfide del Piano Sud 2030 c’è anche quella dello sviluppo sostenibile sancita dall’Agenda ONU 2030. In base al documento il Mezzogiorno è una delle aree più esposte del Paese agli effetti del mutamento climatico ed è necessario “finanziare azioni e interventi che, nello spirito del Green Deal, consentano una transizione ecologica giusta, contribuendo alla trasformazione verso un’economia a basse emissioni di carbonio”.
In particolare la terza missione “Un Sud per la svolta ecologica” intende rafforzare gli impegni del Green Deal al Sud e nelle aree interne, per realizzare alcuni obiettivi specifici dell’Agenda ONU 2030 e mitigare i rischi legati ai cambiamenti climatici.

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