Il bilancio Svimez 2022: lo shock energetico penalizza il Sud

Il Rapporto SVIMEZ fornisce un resoconto dell’andamento economico del Mezzogiorno durante la ripresa post-pandemia del 2021, che è stata interrotta dall’arrivo del nuovo “shock Ucraina”. Questo ha causato una ripresa asimmetrica tra Nord e Sud del paese, con una previsione di crescita del PIL del +3,8% a livello nazionale nel 2022, ma con un Sud distante dal resto della penisola di oltre un punto percentuale. Gli effetti territorialmente asimmetrici dello shock energetico dovrebbero riaprire la forbice di crescita del PIL tra Nord e Sud.

Le stime SVIMEZ suggeriscono che ci potrebbe essere un aumento dell’8,6% delle famiglie in povertà assoluta, con forti eterogeneità territoriali. Si tratta di una duplice sfida per il governo: da un lato, mitigare l’impatto del caro energia sulle famiglie e sulle imprese; dall’altro, accelerare sul fronte delle misure di rilancio degli investimenti pubblici e privati dando priorità alla politica industriale attiva per ampliare e ammodernare la base produttiva soprattutto meridionale, necessaria per la creazione di posti di lavoro.

CRISI ENERGETICA E L’OCCUPAZIONE DI BASSA QUALITÀ

Il Sud Italia ha partecipato alla ripartenza economica del Paese nel 2021, con una crescita del PIL del 5,9%, anche se in modo meno rapido rispetto al Nord. La ripresa è stata sostenuta dalle politiche a sostegno dei redditi delle famiglie e della liquidità delle imprese. Tuttavia, i sistemi produttivi del Sud si sono mostrati meno pronti ad agganciare la domanda globale in risalita rispetto al resto del Paese, registrando un ritmo di crescita dell’export più contenuto e investimenti orientati alla costruzione anziché all’ampliamento della capacità produttiva.

Lo shock energetico su famiglie e imprese penalizza il Sud

Nel 2022, la ripresa economica globale è stata rallentata dal costo dell’energia e delle materie prime, dalla comparsa di nuove emergenze sociali e dai nuovi rischi operativi per le imprese. Ciò ha esposto l’economia italiana a nuove turbolenze, portando a una ripartenza meno coesa tra Nord e Sud. La differenza tra i prezzi al consumo tra Nord e Sud è aumentata, con una crescita dei prezzi più significativa nel Mezzogiorno.

Ciò è dovuto alla distribuzione dei redditi, con un maggior numero di famiglie a reddito basso nel Sud che spendono in beni di consumo di prima necessità. Il rientro della bolla inflazionistica, successivamente al 2022, è atteso più lento nel Mezzogiorno.

Le informazioni recenti indicano una crescita acquisita del PIL del 3,9% per il 2022, con una modesta decelerazione attesa alla fine dell’anno.

Il Mezzogiorno italiano sta registrando una ripresa occupazionale in termini quantitativi, ma con bassa qualità del lavoro. La precarietà del lavoro è un fenomeno sempre più diffuso, in particolare tra le donne e i giovani, con il 23% dei lavoratori dipendenti che ha un contratto a termine. Al Sud, solo il 15,8% degli occupati precari ha trovato un’occupazione stabile nel 2020 e la percezione di insicurezza del lavoro è più alta nel Mezzogiorno rispetto al resto del paese. L’incidenza dei lavoratori dipendenti a bassi salari è del 15,3% nel Mezzogiorno, con le lavoratrici in questa condizione che superano il 20% del totale in alcune regioni.

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