La “battaglia” tra centrodestra e togati sulla riforma della magistratura ha un nuovo fronte dopo l’annuncio della messa in onda delle “Lezioni di mafie”. L’attacco di Sisto e la replica del Procuratore: “Lo faccio gratis e continuerò a farlo, anche se dà fastidio a chi gestisce il potere”
Gratteri va in Tv e al Governo la cosa non va giù, fa venire l’orticaria. A dirlo chiaramente è stato il viceministro Sisto, avamposto del fronte dei tanti picconatori del potere giudiziario (inteso come potere in equilibrio con gli altri: esecutivo e legislativo). La “battaglia” in corso tra il Governo e i togati sulla riforma della magistratura ha così un nuovo fronte dopo l’annuncio della messa in onda nella prossima stagione delle quattro puntate “di “Lezioni di mafie”, programma che andrà in onda su La7 e vedrà come protagonista proprio il procuratore di Napoli.
Lo smantellamento della Giustizia e la “resistenza” di Gratteri
Il centrodestra – questo è ovviamente il nostro punto di vista – sta smantellando l’apparato della Giustizia introducendo norme che, di fatto, in nome delle garanzie costituzionali favoriscono politici e burocrati corrotti (abuso d’ufficio, riforma del traffico d’influenze, separazione delle carriere, bavaglio ai giornalisti, misure cautelari etc etc) rendendo molto ardua la vita della gente comune con gli effetti paradossali delle riforme (se una mamma denuncia lo spacciatore che vende droga al figlio, lo spacciatore dovrà essere avvertito prima della perquisizione o dell’arresto, con nome e cognome di chi lo ha denunciato). Riforme che creano una giustizia forte con i deboli e debole con i forti.
In questo contesto, con una magistratura ai minimi di credibilità dopo il caso Palamara e dopo le campagne mediatiche contro i magistrati stessi – a volte giuste ma spesso costituite da una valanga di fake news – uno dei pochi avamposti di altissima credibilità nazionale e internazionale nei confronti dell’opinione pubblica resta Nicola Gratteri. Ed è proprio il Procuratore di Napoli – ex di Catanzaro – a rappresentare con la sua forte influenza tra i cittadini in tutta Italia un pericolo forte per la propaganda del Governo ed è per questo, quindi, che una sua presenza televisiva fissa crea allarme per la sua capacità di influenza nell’opinione pubblica.
Di seguito la ricostruzione dei fatti con alcuni stralci degli articoli usciti su Corriere della Sera e Fatto Quotidiano
Nei palinsesti di La7 anche Gratteri: “Rete sempre molto aperta nei miei confronti”
“Parleremo di mafie, della loro storia e delle loro dinamiche nazionali e internazionali. Siamo stati in Colombia, in Belgio e in Olanda. In queste prime quattro puntate ci siamo soffermati prevalentemente su ‘Ndrangheta e Camorra. Per me e Antonio Nicaso è stato un ritorno in Calabria, nei luoghi della nostra infanzia”. Lo ha detto il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, ai microfoni della giornalista del Corriere della Sera, Simona Brandolini, per annunciare il suo ruolo, questa volta da protagonista, nel programma di La7, Lezioni di mafia. La trasmissione sarà composta da quattro puntate in cui si parlerà, ovviamente, di mafie, sia da un punto di vista storico sia in relazione alle loro attività e trasformazioni a livello nazionale e internazionale.
Tutto è nato da un incontro con il giornalista Paolo Di Giannantonio e si è concretizzato grazie al supporto di alcune figure del mondo della produzione televisiva, ma anche grazie al fatto che – come ha precisato lo stesso Gratteri – “La7 è sempre stata molto aperta nei miei confronti, invitandomi continuamente alle loro trasmissioni di approfondimento delle notizie”. Lo scopo principale del programma è quello di scuotere le coscienze, soprattutto quelle di chi pensa ancora che il fenomeno mafioso non sia più centrale in Italia.Tra il pubblico delle registrazioni ci saranno anche studenti universitari, come quelli “dell’Università Roma Tre”.
“Penso che il magistrato abbia sempre il dovere di parlare, soprattutto in un Paese che ha scelto di convivere con le mafie. Com’è noto – ha proseguito Gratteri – le principali organizzazioni criminali di stampo mafioso sono nate nell’Ottocento e, a distanza di oltre 150 anni, continuano a condizionare la vita di molte persone, non soltanto nelle regioni meridionali, ma anche nel resto del Paese”.
Sisto su Gratteri: “No alla figura del magistrato mediatico”
“Per un procuratore della Repubblica di peso come Nicola Gratteri, che ha per questo una grande responsabilità, condurre direttamente una trasmissione su una rete nazionale, trovo non sia in linea con la moderazione, la misura che dovrebbe contraddistinguere chi ha il compito di amministrare la giustizia. Il magistrato, a mio parere, deve essere un punto di riferimento rassicurante, non un protagonista a tutti i costi e a tutto campo: a questa figura del magistrato mediatico, che magari poi cerca carriere diverse da quelle giudiziarie, abbiamo già pagato un pesante contributo nell’era di Mani Pulite, ed il prezzo è stato altissimo. Non è un’esperienza da riportare alla luce, ma da dimenticare per sempre. Il pieno diritto di ciascun magistrato a comunicare sobriamente le proprie idee è un conto, ma per una funzione così delicata e cruciale come quella giudiziaria ci devono essere anche modi adeguati”. Così a Radio Cusano Campus il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto.
Gratteri: “Lo faccio gratis e continuerò a farlo, anche se dà fastidio a chi gestisce il potere”
“Lo faccio gratis, durante le ferie. E continuerò a farlo, anche se dà fastidio a chi gestisce il potere”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Uno, Nessuno, 100Milan (Radio24) dal procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri a proposito delle polemiche sulla sua partecipazione a “Lezioni di mafie”, programma che andrà in onda su La7 nella prossima stagione.
Le critiche sono nate dopo l’annuncio del suo impegno televisivo in quattro puntate dedicate all’analisi del fenomeno mafioso. Le riprese sono avvenute all’Università Roma Tre, con il coinvolgimento attivo degli studenti di Giurisprudenza. “Le ragazze e i ragazzi mi fanno domande e io rispondo. Poi Nicaso fa un approfondimento e Di Giannantonio conduce il tutto”, spiega il magistrato.
Ma non tutti hanno apprezzato questa scelta. “L’idea che il magistrato – commenta Gratteri – debba restare chiuso in una bolla è molto comoda a chi gestisce il potere. Il potere non vuole essere disturbato, non vuole critiche. Capisco l’irritazione, ma non mi interessa. Io ripeto come un disco rotto: in molti casi il silenzio è complicità. Chi ha la possibilità di parlare, di spiegare, lo deve fare. Deve prendere posizione. Stare zitti, fermi, per capire da che parte tira il vento è codardia“.
Per Gratteri la scelta di andare in tv è un atto di responsabilità. E le critiche ricevute non fanno che rafforzare la sua convinzione: “Se alcuni protestano, vuol dire che ho fatto la scelta giusta. Se avevo dei dubbi prima, me li hanno tolti loro”. Un punto centrale per il magistrato è la portata pubblica del mezzo televisivo: “Un libro arriva a 60-70 mila lettori. La televisione raggiunge almeno un milione e ottocentomila persone”.
La “bordata” di Gratteri a Sisto
Bordata poderosa di Gratteri al viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, che, tra l’altro, in un convegno a Torino con l’ex magistrato Edmondo Bruti Liberati sulla riforma della giustizia, ha definito “inopportuna” la decisione del procuratore di Napoli: “Sisto ha pronunciato elogi sperticati a Bruti Liberati, cioè a un magistrato in pensione e attivista di Magistratura Democratica, perché partecipa solo a convegni dove si fa cultura. E ha criticato me, senza fare il mio nome, perché vado in televisione. Allora io ho risposto: sei viceministro? Bene. Al ministero ci sono 12 magistrati, c’è un ufficio ispettivo. Mandane quanti vuoi, apri un procedimento disciplinare, così posso spiegare meglio, entrare più a fondo e mostrare le ragioni per cui lo faccio e continuerò a farlo finché avrò forza”.
Il conduttore Alessandro Milan gli chiede se non tema ritorsioni istituzionali, come un intervento del Csm. “Io sono nato il giorno della guerra – risponde Gratteri – Sono stato combattuto da quando ho iniziato a fare il magistrato. Quando indaghi sul traffico di cocaina, ti elogiano. Ma appena esce in un’intercettazione la voce di un politico o di un amministratore, allora iniziano le critiche, le delegittimazioni, le campagne mediatiche”.
E conclude con tono deciso: “Ho studiato la questione, ho chiesto pareri a persone autorevoli, molto più esperte di me. Nessuno ha riscontrato incompatibilità tra il mio lavoro e il programma televisivo. Ma se qualcuno ha dei dubbi, lo invito a procedere. Così ne discutiamo seriamente, davanti a tutti, e sciogliamo finalmente questo nodo. Non è da escludere che ora, e me lo auguro, altri magistrati facciano la stessa cosa o che io faccia il bis e il tris“.