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Rigenerazione urbana, i fondi solo al Sud: è polemica

Sono oltre 5200 i progetti presentati dai Comuni italiani per ottenere le risorse per la rigenerazione urbana, stanziate dalla Legge di stabilità 2022 e pari a 297 milioni di euro. Solo 202 progetti, candidati da 63 Comuni, saranno finanziati e il 96% delle istanze è quindi tornato al mittente. Emerge da un’elaborazione del CSEL basata sui dati del Ministero dell’Interno.

Il dato suscita scalpore in quanto intere regioni sono state escluse dai finanziamenti. Solamente i Comuni di Calabria, Campania, Marche, Puglia e Sicilia hanno intercettato le risorse. La Campania ha ottenuto 162 milioni – oltre la metà delle risorse disponibili – , la Sicilia riceverà 60 milioni, la Calabria circa 50 milioni. I Comuni di Puglia e Marche riceveranno 20 e 5 milioni.

l’indice di vulnerabilità sociale e materiale

Non poche sono state le critiche circa i criteri utilizzati per assegnare i fondi: è l’indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm) il criterio utilizzato. Tale indice vuole render conto della fragilità sociale ed economico di un territorio e prende in considerazione l’incidenza percentuale delle famiglie monogenitoriali, delle famiglie con 6 o più componenti, della popolazione tra i 25 e 64 anni analfabeta e alfabeta senza titolo di studio, delle famiglie con potenziale disagio assistenziale, della popolazione in condizione di affollamento grave, di under 30 NEET e delle famiglie con potenziale disagio economico. Tutti fattori che nella maggior parte, vedono le percentuali più alte per i Comuni del Mezzogiorno.

Decaro (Anci): “indice non rispondente alla realtà dei nostri territori”

Il presidente dell’Anci Antonio Decaro ha dichiarato che “La graduatoria dei Comuni che riceveranno le risorse è stata compilata utilizzando, tra gli altri criteri, un indice di vulnerabilità sociale che l’Anci ha già più volte segnalato come non rispondente alla realtà dei nostri territori”. Per Decaro ciò ha provocato l’esclusione di ottimi progetti di rigenerazione urbana. “Al nuovo governo e al parlamento – ha affermato – chiederemo di intervenire per sanare questo vulnus e per reperire ulteriori risorse in favore di progetti che meritano di essere realizzati”.

Anche il presidente di Anci Sardegna, Emiliano Deiana, ha espresso il proprio disappunto a riguardo in quanto la Sardegna “ha un bisogno estremo, nei territori marginali, di interventi di rigenerazione urbana e umana. I criteri adottati sono punitivi verso la Sardegna e andrebbero ribaltati da una politica seria e che tratta tutti i territori con equità e lungimiranza”. Mauro Guerra, presidente di Anci Lombardia, non ha nascosto le proprie perplessità affermando che l’Ivsm non coglie “l’entità delle reali condizioni di vulnerabilità nei diversi contesti locali” e produrrebbe “effetti distorsivi che finiscono per generare squilibri ingiustificati tra i territori”.

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