Affluenza al 30%. Fazzolari “arruola” chi non ha votato (e non lo fa da anni): “Ora il governo è più rafforzato e la sinistra è indebolita”. FdI alle opposizioni: “Gli italiani vi hanno fatto cadere”
Urne chiuse in tutta Italia dove si è votato per i referendum – che allo stato delle cose si sono rivelati un flop – oltre che per i ballottaggi delle elezioni amministrative in 13 Comuni e il primo turno in sette Comuni della Sardegna. I referendum sono soggetti a quorum, per essere validi devono quindi registrare la partecipazione del 50% +1 degli aventi diritto. Per questo è decisivo il dato sull’affluenza che, secondo i primi numeri diffusi sul sito Eligendo del Viminale, vedono l’affluenza nazionale è al 30,58% quando sono state esaminate 61.286 sezioni su un totale di 61.591. Al centro della consultazione c’erano i quattro quesiti relativi alla disciplina del lavoro e uno sulla cittadinanza per stranieri residenti. Nonostante la portata dei temi, il traguardo del quorum è quindi fallito.
Referendum flop, FdI alle opposizioni: “Gli italiani vi hanno fatto cadere”
“Avete perso”. È il messaggio a caratteri cubitali che sui social Fratelli d’Italia pubblica su una foto in cui sono schierati i leader dell’opposizione sostenitori dei referendum, Riccardo Magi, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli, Elly Schlein e Nicola Fratoianni. Un messaggio in cui Fratelli d’Italia trasforma l’astensione in un giudizio positivo al Governo.
“L’unico vero obiettivo di questo referendum era far cadere il Governo Meloni. Alla fine, però – si legge nel post sui social del partito della premier Giorgia Meloni -, sono stati gli italiani a far cadere voi”.
Tajani gongola dopo il flop: “Bisogna cambiare la legge sui referendum”
“Forse bisogna cambiare la legge sui referendum, servono probabilmente più firme, anche perché abbiamo speso tantissimi soldi per esempio per portare centinaia di migliaia, milioni di schede per gli italiani all’estero che sono tornate bianche”. Lo ha detto il vicepremier e il ministro degli Esteri Antonio Tajani al Tg1. Poi per quanto riguarda le valutazioni di tipo politico, innanzitutto lo strumento del referendum per avviare iniziative politiche non si è risolto positivamente”, ha affermato.
“Intanto grande rispetto per chi è andato a votare perché è sempre una forma di partecipazione al referendum. Detto questo, è stata una sconfitta della sinistra e dell’opposizione che voleva tentare l’assalto al governo utilizzando il grimaldello dei referendum. La cosa è andata male, il governo si è rafforzato, l’opposizione si è indebolita”.
Zaia: “L’esito del referendum rafforza il centrodestra”
“Quello appena archiviato è stato un referendum pensato male, proposto peggio e terminato con un chiaro responso popolare: l’assenza di consenso. L’esito di oggi rafforza non solo la legittimità dell’azione di governo, ma anche la coesione e la credibilità della coalizione di centrodestra, che esce da questa prova ulteriormente consolidata nel rapporto con i cittadini”. Lo afferma il presidente del Veneto Luca Zaia, interpellato sull’affluenza alla consultazione referendaria.
Referendum flop, Fazzolari: “Ora il governo è più rafforzato e la sinistra indebolita”
“Le opposizioni hanno voluto trasformare i 5 referendum in un referendum sul governo Meloni. Il responso appare molto chiaro: il governo ne esce ulteriormente rafforzato e la sinistra ulteriormente indebolita”. Lo dichiara Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per l’Attuazione del programma di governo, intercettato dai giornalisti fuori da palazzo Chigi, anche lui convinto che gli italiani si siano astenuti per premiare la sua coalizione.
Referendum flop, Renzi: “I quesiti sul lavoro erano ideologici”
“Ormai è evidente che il quorum non ci sarà, come del resto era facilmente prevedibile vedendo i precedenti. I quesiti sul lavoro erano infatti ideologici e rivolti al passato come abbiamo detto in tutte le varie tribune televisive”. Lo scrive il senatore di IV Matteo Renzi nella sua e-news.
“Spero che sia chiaro – aggiunge – che, per costruire un centrosinistra vincente, bisogna parlare di futuro, non di passato. Ingaggiare battaglie identitarie, infatti, fa vincere i congressi, ma non fa vincere le elezioni: se vogliamo costruire un’alternativa a Giorgia Meloni bisogna essere capaci di allargare al ceto medio, non chiudersi nel proprio recinto ideologico. Sono convinto che riusciremo a farlo”.
Toscana prima per affluenza
Con oltre il 39% di affluenza, la Toscana è la prima Regione per il numero di cittadini che si sono recati alle urne per i cinque referendum. Al secondo posto, con il 38%, si attesta l’Emilia Romagna, quindi la Liguria e il Piemonte praticamente appaiate con il 34,5% circa. Subito sotto il podio le Marche (32,7%) seguite dall’Umbria (31,3%) e dalla Basilicata (31,1%). Quindi il Lazio (31%), la Lombardia (poco meno del 31%), l’Abruzzo (29, 8%), la Valle d’Aosta e la Campania (29,%), la Puglia (28,5%), Il Molise (27,8%), Il Fvg (27,5%), Sardegna (27%) e Veneto (26,3%). Maglia nera per Trentino Alto Adige con 22,5%, la Calabria e la Sicilia, appaiate al 22/23%.
La maggioranza si esalta
“Alla luce dei numeri dell’affluenza, sarebbe troppo facile ora infierire verso coloro che, come Schlein, Bonelli e tanti altri, mistificando il senso delle mie parole, hanno invitato ad andare a votare non per la presunta bontà dei quesiti referendari ma semplicemente, se non per odio, quasi per far dispetto a me. In realtà, io non ho più fatto né cenni né parola di propaganda e, come promesso, sono andato al seggio addirittura già domenica mattina presto. Ma la loro volgare campagna di disistima o peggio di odio nei miei confronti ha avuto un effetto: ho votato per un solo quesito. Senza le loro parole, forse avrei votato NO a tutti e cinque. Insomma, Schlein, Bonelli e i vari opinionisti schierati hanno fatto perdere non guadagnare punti all’affluenza. E forse non solo i miei perché ho testimonianza di tanti che schifati dal loro ‘Dalli a La Russa’ o peggio ‘Dalli alla Meloni’ hanno deciso di rinunciare ad andare a votare. Contenti loro…”. Così il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
“Grande rispetto per chi è andato a votare, enorme sconfitta per una sinistra che non ha più idee e credibilità e che non riesce a mobilitare neanche i propri elettori. In due anni e mezzo al governo del Paese abbiamo ottenuto il record di italiani al lavoro, disoccupazione ai minimi, crescita dei posti fissi e calo del precariato: alla sinistra lasciamo le chiacchiere, Lega e governo rispondono coi fatti, e gli Italiani col voto (e il non voto) di ieri e oggi lo hanno capito benissimo. Cittadinanza accelerata? Idea sbagliata e bocciata pure quella, servono semmai più controlli e più buon senso. E sulla clandestinità, continuare a ridurre sbarchi e aumentare espulsioni. Gli Italiani hanno scelto, evviva la Democrazia”. Così Matteo Salvini.
Salvini: “La cittadinanza non è un regalo”
“Oggi in Italia si votano dei referendum che non passeranno: la cittadinanza non è un regalo, chiediamo regole più chiare e severe per essere cittadini italiani, non basta qualche anno in più di residenza”. Lo ha detto il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, intervenendo sul palco della “Festa della Vittoria” dei Patrioti Ue.
Cosa dicevano i quesiti sul lavoro
I quattro quesiti referendari sul lavoro puntavano a modificare alcune delle norme chiave introdotte dal Jobs Act e da riforme successive: reintegro in caso di licenziamento illegittimo, maggiore indennizzo per chi lavora in piccole imprese, reintroduzione dell’obbligo di causale nei contratti a termine sotto i 12 mesi e responsabilità solidale negli appalti per gli incidenti sul lavoro. Il quinto quesito riguardava invece la riduzione da 10 a 5 anni del requisito di residenza legale in Italia per gli stranieri extracomunitari maggiorenni che vogliono richiedere la cittadinanza.