Trilogia dell’Area X, J. VanderMeer

Annientamento, Autorità, Accettazione: la trilogia dell’Area X è la storia di contaminazioni. La natura prende spazio e mangia tutto, come l’amore

Einaudi, 2015 [1° ed originale 2014, Usa]

Jeffrey Scott VanderMeer (Bellefonte, 7 luglio 1968) è uno scrittore ed editore statunitense, conosciuto per il suo contributo al New Weird, sottogenere di fantasy e fantascienza, di cui ha coniato la prima definizione ufficiale. Nato in Pennsylvania, ha trascorso la maggior parte dell’infanzia nelle Isole Figi, dove i genitori lavoravano per i Corpi di pace. Autore di bestseller che sono diventati film.

«VanderMeer stupisce per la profondità con cui tratta una storia d’amore come se fosse un territorio contaminato dal mistero. L’area X non è solo lo spazio di crisi tra l’umanità e i suoi eccessi, ma è anche il nebuloso territorio della relazione tra un uomo e una donna».
Così Michela Murgia nella quarta di copertina dell’ultimo volume.

La Trilogia dell’Area X (Southern Reach Trilogy) di Jeff VanderMeer è un crescendo nel gioco di potere della natura nei confronti dell’uomo. Si parte con Annientamento, superbo: incolla alle pagine, non si vorrebbe far altro che leggere. E lo si fa, purtroppo correndo: tanto è una trilogia, ci sono altri due volumi, dopo.

Ma Autorità e Accettazione non hanno lo stesso fascino del primo dei tre romanzi in cui la biologa, narratrice in prima persona in una sorta di diario dell’assurdo, conquista e muta con l’Area X e con la percezione del lettore. Gli odori e i misteri “oltre il confine” sono alieni? O è solo la natura che si ribella? O l’uomo è così cieco da generare ancora mostri che poi non riesce più a controllare?

Le domande si moltiplicano, si continua a leggere cercando risposte, senza rendersi conto che l’autore ha un’unica certezza: siamo noi a doverle dare, non lui. Il suo ruolo è portarci in un mondo assurdo e raccontarci le tante contaminazioni cui potremmo essere – siamo? – sottoposti. A capire che è necessario prevenire, perché diventa impossibile curare, una volta in cui la natura – o le forme di vita alinea poco importa – ha preso il sopravvento, rendendo tutto selvaggio, incomprensibile, pauroso.
Il mondo onirico in cui ci porta VanderMeer è molto più reale e realista di quanto possa sembrare: è il mondo che forse stiamo creando, se continueremo a distruggere ogni cosa, a sentirci estranei nel mondo che abbiamo alterato.

Paola Bottero
Paola Bottero
JOURNALIST, STORYTELLER, VISION MAKER

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