L’Italia con il freno a mano tirato

C’è un Paese che s’impegna e lotta nonostante una burocrazia che frappone ostacoli folli. Anche una donazione di mascherine diventa impossibile

Nella mia idea di futuro, anche molto prossimo, c’è un’Italia che si rialza, che si rimette in cammino, che si muove a passo svelto per recuperare il tempo perso. Un Paese colpito certo, ma abituato a reagire, pertanto non più disposto a crogiolarsi nel piagnisteo.
Se mi guardo intorno invece c’è un’altra Italia, un’Italia vogliosa e coraggiosa ma allo stesso tempo preoccupata e insicura.
Colpa certamente di una crisi senza precedenti e dai contorni ancora indefiniti, che ha già lasciato il segno e stravolto tutte le prospettive.

uno stato poco incline a cambiare

Anche colpa di uno Stato che conforta ma non rassicura, troppo adagiato sul grande e silenzioso sforzo del suo popolo ma poco incline a cambiare la propria natura contorta e macchinosa.
Non è un caso che l’Italia abbia colto in tempi non sospetti le prime avvisaglie di questo virus sconosciuto, e non è un caso che, scoppiata l’epidemia, tutto il personale sanitario impegnato in questa battaglia abbia lavorato in modo straordinario come i nostri altissimi standard ci hanno abituato.
Ma non è un caso neppure che tutto il vantaggio di tempo accumulato rispetto agli altri Paesi, in termini di risposte concrete all’emergenza si sia rapidamente annullato. Paesi che hanno, più o meno colpevolmente, realizzato dopo di noi quanto stava accadendo sono riusciti ad essere più rapidi, diretti ed efficaci nel fornire sostegno alle famiglie e alle imprese e nel garantire tutti gli interventi operativi per il reperimento del materiale sanitario necessario. L’Italia no.

la burocrazia rallenta tutto

La risposta alla situazione di grave emergenza è stata la solita lentezza della nostra macchina burocratica. Motivo per il quale ad oggi non c’è traccia delle indennità di cassa integrazione richieste dalle aziende per gli i propri dipendenti, si fa fatica a districarsi nel complesso iter per accedere al sistema dei prestiti tramite il fondo di garanzia per le PMI, mentre si spera che l’intera economia nazionale possa sostenersi tramite buoni spesa e bonus da 600 euro, ammesso che si riesca ad accedere online per farne richiesta. Motivo per il quale ad oggi le piccole e micro imprese autorizzate ad aprire a beneficio dei cittadini non riescono ancora a dotarsi di guanti e mascherine, e parliamo anche della Capitale d’Italia.
Il Coronavirus ha cambiato tutto e tutti, il tempo è un lusso che non possiamo più permetterci, ma la nostra burocrazia sembra non conoscere tempo ed essere immune ad ogni cosa. Una realtà parallela in cui tutto cambia affinchè nulla cambi mai, ma delle cui storture purtroppo pagheremo le conseguenze, perché alla burocrazia è in mano il potere.

la mia surreale odissea per donare le mascherine

Capita così, per esempio, che io stesso, come tanti, mi sia direttamente impegnato ad aiutare il mio Paese nel modo che in questo momento mi sembra più utile, facendo arrivare mascherine dalla Cina per donarle gratuitamente. Avevo deciso di destinare questi dispositivi alla Protezione civile nazionale, alla Regione Lombardia che è quella maggiormente colpita, alla Regione Calabria che è la mia terra d’origine. Ma capita, per esempio, che dopo dieci giorni dal loro arrivo in Italia, dopo un’infinita serie di moduli, certificazioni e autorizzazioni ancora non ci sia riuscito.
Le mascherine sono bloccate, non potranno ancora arrivare a destinazione, non possono essere ancora consegnate alle migliaia di persone che ne hanno bisogno e non so se a questo punto saranno mai consegnate. Non potranno essere utili a evitare nuovi contagi (e Dio non voglia, nuove tragedie) perché la burocrazia in Italia ha la priorità sulla vita umana e sul benessere delle persone.

la risposta al crimine non è un folle dedalo di norme

La giusta attenzione affinché si evitino truffe e fenomeni corruttivi non può certo tradursi, come invece accade sempre in tutti i contesti, in un folle dedalo di leggi e regolamenti che affossano il paese e annichiliscono le persone che cercano di andare avanti. Nel mondo occidentale oggi una pratica si può concludere in pochi giorni a volte in poche ore. Immaginiamo cosa accadrà nel nuovo mondo che ci apprestiamo a vivere. Come potrà questa Italia rialzarsi con una zavorra strutturale del genere che appiattisce tutto e tutti? Come potremo ripartire in modo competitivo se non riusciamo ancora ad eliminare questo fardello che è stata la causa di tanti nostri ritardi? Se tutto questo non cambierà, e non credo ci sia momento più giusto di questo, l’Italia sarà suo malgrado protagonista di una ripartenza col freno a mano tirato, che non servirà proprio a nulla, anzi.

nella mia idea c’è un paese che non si arrende

Nella mia idea di futuro però c’è un Paese che non si arrende, ma che nelle difficoltà trova il modo per crescere. Ecco, SUDeFUTURI MG vuole essere un’occasione, un luogo in cui l’Italia che cammina possa incontrarsi con il mondo che cammina, per trovare idee e soluzioni affinché l’altra Italia non debba o non abbia più interesse a tenere il freno a mano tirato. Proprio ora che il Coronavirus ci obbliga a ragionare di chiusure per preservare la salute delle persone, la Fondazione Magna Grecia vuole ancor di più mettere in rete le migliori energie intellettuali e gli italiani che ci rendono orgogliosi nel mondo.

la nostra Magna Grecia è una società che può ricominciare

La Magna Grecia per noi non è solo un concetto storico e culturale, né si limita a rappresentare le radici sulle quali si è sviluppata la nostra civiltà. La Magna Grecia è un’opportunità, ancor di più oggi che la paura e le incognite sul futuro pesano in un modo che mai avremmo potuto immaginare. La Magna Grecia ha rappresentato per l’antica Grecia l’America di allora, la terra promessa, il sogno dei coloni in cerca di terra da coltivare e degli intellettuali, degli artisti e degli innovatori politici in cerca di paesi liberi, dove tentare esperimenti di vita sociale ed economica non attuabili nella Grecia tradizionale. In quell’area duemila e cinquecento anni fa vi fu un boom economico, politico e culturale che non si è mai più ripetuto.
La nostra Magna Grecia, oggi, non è più l’America dei nostri cari emigrati ma una società che nella ricostruzione dopo la pandemia può rinascere, può ricominciare. Non uso la parola ripartire, perché soprattutto il Sud deve recuperare e azzerare una serie di errori che ne hanno affossato ogni velleità di sviluppo. I valori antichi, alla base delle moderne democrazie, possono essere la nostra stella polare in questi momenti. C’è un futuro che solo noi possiamo costruire: se ci sarà ancora qualcuno a tenere il freno a mano tirato dipenderà solo da noi.


nella foto in alto Nino Foti all’evento SUDeFUTURI di Mondello tenuto nell’ottobre 2019 mentre si confronta con i giornalisti Giuseppina Paterniti e Paolo Mieli

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