Carfagna: istruzione, sanità e mobilità, la “maledizione” per chi nasce al Sud

Minore accesso all’istruzione, alla sanità e alla mobilità: è questo il prezzo da pagare per gli italiani che vivono nel Mezzogiorno secondo il Ministro del Sud e della Coesione territoriale Mara Carfagna. Il Ministro ha espresso le criticità del Mezzogiorno nel corso dell’audizione sullo stato di attuazione e sulle prospettive del federalismo fiscale, presso la Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale. Secondo il Ministro, è lampante come sul territorio nazionale non tutti godano degli stessi diritti e soprattutto delle stesse prospettive per il futuro, notevolmente condizionate dal luogo di nascita. Ci sono “dati, numeri, percentuali, dietro cui è in gioco la vita quotidiana di quasi 20 milioni di italiani che risiedono al Sud, spesso condannati solo dalla sola residenza a nascere, vivere, lavorare, diventare vecchi, senza godere dei diritti garantiti a ogni altro cittadino“, è quanto denuncia il Ministro.

una questione meridionale in termini di servizi sociali

Nel corso dell’audizione, sono stati presentati i dati ISTAT più recenti, indice di una forte divergenza territoriale in termini di servizi sociali al cittadino. Sull’offerta dei servizi socio-assistenziali, “sono 22 gli euro pro-capite della Calabria contro i 54 della Provincia autonomia di Bolzano”. Per la spesa sociale, “58 euro annui pro-capite contro una media nazionale di 124 euro”. Relativamente alle risorse per i servizi di supporto ai disabili, “in termini pro-capite i valori oscillano tra i 5.509 euro del Nord-est e i 1.017 del Sud“.
Il Ministro insiste molto sul tema degli asili nido. “Mettere al mondo un figlio o lavorare”: è questa l’alternativa per gran parte delle donne al Sud, sulle quali ricadono le maggiori responsabilità di cura in assenza delle infrastrutture sociali necessarie. Sono 4,6 i miliardi in arrivo dall’Unione Europea per asili nido e scuole materne attraverso il Pnrr. “Saremo vigili affinché queste risorse siano destinate ai territori che ne hanno bisogno per colmare un divario e che più ne necessitano secondo una logica di perequazione infrastrutturale”, afferma il Ministro.

modello di federalismo fiscale per responsabilizzare autonomie locali

Il Ministro affronta il tema del federalismo fiscale – il processo che, dalla Riforma del Titolo V del 2001, ha ridotto le competenze dello Stato trasferendole alle Regioni e gli altri enti locali per potenziare le autonomie territoriali. “Al Mezzogiorno, come all’Italia intera, occorre un modello di federalismo fiscale che sappia rendere gli enti territoriali sempre più responsabili delle proprie scelte nei confronti dei propri cittadini, ma dotandoli contemporaneamente degli strumenti e delle risorse umane e materiali adeguate per garantire a tutti i cittadini i servizi e i diritti fondamentali. Secondo il Ministro, il principio di federalismo, deve essere interpretato come “competizione virtuosa delle buone pratiche”, e non come “egoismo localistico degli uni contro gli altri e come cristallizzazione delle discriminazioni per residenza”.

dare un contenuto ai LEP: la strada per superare divario Nord-Sud

Il Ministro insite sulla necessità di dare un contenuto effettivo ai LEP, i livelli essenziali delle prestazione concernenti i diritti civili e sociali da garantire uniformemente sul territorio nazionale in base all’art. 117 della Costituzione, una delle novità della riforma del Titolo. “Dare un contenuto ai LEP e stabilirne un livello minimo di fruizione sul territori nazionale permetterà, perché ci lavoreremo, di fare emergere quali comuni sono in grado di assicurare i livelli essenziali delle prestazioni e dunque ripartire le risorse laddove è più necessario investirle. Questa è la strada obbligata per superare le disuguaglianze tra nord e sud per rendere possibile, efficiente e sostenibile il federalismo fiscale”.

“Una spesa sociale che offre 55 euro l’anno a chi nasce a Reggio Calabria e 177 a chi nasce a Verona non può essere giudicata un ‘vecchio problema’ a cui ci si può anche abituare: è uno sfregio alla democrazia e ai principi costituzionali. Sanare questo sfregio è il compito su cui si misurerà l’attuale classe dirigente, dai vertici del governo al sindaco del più piccolo dei Comuni meridionali. Abbiamo le risorse, abbiamo – finalmente – la solidarietà europea e avremo a breve un complesso di riforme che consentirà di agire con velocità“, riferendosi alle prossime azioni da attuare con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

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