Nel 2020 i dirigenti crescono in rosa

Nella crisi pandemica i dirigenti crescono in “rosa”. Secondo il rapporto Manageritalia, nel 2020 le donne manager aumentano di quasi il 5%, a fronte di un calo dello 0,37% degli uomini. Sono ben 4.000 donne manager in più rispetto all’anno precedente. Un lieve sorpasso, ma la percentuale delle donne in posizioni dirigenziali è fermo al 19,1%, meno di 1 su 5. Il dato è cresciuto notevolmente rispetto al 2009, con un aumento del 49%, a fronte di un calo del 10% degli uomini. Per Mario Mantovani, Presidente del gruppo, C’è ancora tanto da fare se le donne, nonostante la crescita, sono solo il 19% del totale dei dirigenti: politiche sociali e altro devono puntare a farle diventare il 50% del totale dei manager”

in Sicilia è manager una donna su quattro

Sono tantissime le differenza a livello regionale. In testa alla classifica per numero di donne manager c’è la Sicilia: il dato è del 25%, una su quattro. L’isola è la sesta regione per numero assoluto di donne manager, ed l’unica città italiana ad avere più donne in posizioni apicali è Enna, 127 uomini contro 172 donne.

La Campania è la nona regione d’Italia nella classifica 2020: le donne manager sono 332 su 16.393 dirigenti nelle aziende private, pari al 31% del totale. Nella classifica nazionale delle province invece Napoli occupa la quattordicesima posizione, con 212 dirigenti in rosa su un totale di 1.378, ovvero il 15,3% del totale. Nella classifica segue la Puglia, con un aumento del 2,6% rispetto al 2019.

in Calabria solo 46 donne manager

Tra le ultime in classifica la punta dello stivale: la Calabria è la quart’ultima regione d’Italia, seguita da Molise Basilicata e Val d’Aosta. Sono solo 46 le donne in posizioni di vertice nelle aziende private, il 19% del totale dei manager, in linea con il dato nazionale.

La provincia di Milano e la Lombardia sono in testa nelle rispettive classifiche sul numero di donne manager. Nel solo capoluogo sono oltre 8.7mila le donne dirigenti contro 31.144 uomini. In tutta la Lombardia dirigente privato su cinque è donna, 10.753 donne su un totale di 40.159, cioè il 20%, dato superiore alla media nazionale che è del 19%. La Lombardia vanta il record di avere quattro province nella top ten italiana dei territori con più donne manager: oltre a Milano, Brescia (quinta), Varese (settima) e Bergamo (ottava). 
La provincia di Roma e la regione Lazio occupano il secondo posto, in entrambi i casi pari al 25%, del totale dei dirigenti.

Women in business 2021: il rapporto del network Grant Thornton

Proprio qualche giorno fa sono usciti i risultati di “Women in business 2021”, il report del network globale Grant Thornton che si occupa di consulenza e revisione per imprese. La ricerca, effettuato su 5mila imprese in 29 nazioni, ha evidenziato segnali di ottimismo a livello mondiale passando al 31% di donne che occupano una posizione nel senior management rispetto al 29% nel 2020. Nel nostro paese il numero delle donne manager è in crescita. Per Barbara Guglielmetti, Senior Manager di Ria Grant Thornton, “Si registra un leggero miglioramento rispetto al 2020 nelle risposte degli intervistati (29% contro il 28%) sulle donne in posizione di vertice ma tale risultato non si conferma se estendiamo il confronto con la media mondiale (31%) e con singole nazioni europee come Francia (33%) e Germania (38%)”.

nel nostro paese meno donne amministratore delegato

Segnali negativi per il tipo di carica che una donna occupa nei ruoli di vertice nelle imprese italiane. Rispetto al 2020 crescono solo le posizioni di CFO (30% contro 29%) e Chief Marketing Officer (22% contro 16%), ma restano comunque inferiori ai dati globali rispettivamente (36%) e (23%). Diminuiscono fortemente le donne italiane amministratori delegato, passando dal 23% al 18% e molto inferiori rispetto a paesi come Germania (27%) e USA (28%). Il dato globale è del 36%, il doppio rispetto alla percentuale italiana.

la gender pay gap

C’è una spinta molto forte per abbattere il “soffitto di cristallo”. Un passo importante è stata l’approvazione della legge sulla parità retributiva. Da sempre la forte disparità salariale tra uomo e donna scoraggia e limita a partecipazione femminile nel mercato del lavoro. La riforma approvata lo scorso ottobre prevede maggiore trasparenza per le imprese che dovranno adottare il rapporto sulle retribuzioni del personale e l’introduzione di un sistema premiale che incentiva i datori di lavoro a prevenire i potenziali divari retributivi e a promuovere la cultura delle pari opportunità. Proprio qualche giorno fa il rapporto Jobtech ha rilevato che il tasso di occupazione in Italia è tornato a prima della pandemia (al 59% del febbraio 2020) e quello femminile è in miglioramento. Purtroppo, le donne che lavorano sono solo il 50,5% del totale. Cercano lavoro più degli uomini, quindi, ma lo trovano con maggiore difficoltà.

pnrr e gender gap

La mobilitazione delle energie femminili, si legge nel Pnrr, è fondamentale per la ripresa dell’Italia. Nel nostro paese il gender gap ha radici profonde, che affondano nel contesto familiare e della formazione per poi riversarsi in quello lavorativo. Con l’ingresso nel mondo del lavoro le disuguaglianze di genere si consolidano. La partecipazione femminile al mercato del lavoro è del 53,1% in Italia, a fronte di una media europea del 67,4%. Nel 2019 era del 19,8% il gender gap rispetto al tasso di occupazione.

gli interventi del Piano per ridurre il divario uomo donna

Sono tanti gli interventi del Pnrr volti a ridurre il divario di genere. Dalla missione 1, con meccanismi di reclutamento nella PA e la revisione delle opportunità di promozione alle posizioni dirigenziali di alto livello, alla missione 4, con investimenti per aumentare l’offerta di asili nido e per incentivi volti all’iscrizione delle donne nelle laure STEM. Le donne sono in media più istruite degli uomini fatta eccezione per le discipline STEM che vede una netta prevalenza maschile, nonostante le donne siano in media più istruite e abbiano performance accademiche migliori. Anche la missione 5 prevede misure a sostengo dell’imprenditorialità femminile e interventi per rafforzare i servizi di supporto all’assistenza domiciliare e per ridurre l’onere delle attività di cura, che in Italia ricadono prevalentemente sulla componente femminile.

Il divario di genere sul mondo del lavoro resta una questione ancora attuale per disparità di retribuzione, accesso al lavoro stesso e soprattutto per prospettive di carriera e possibilità di ricoprire posizioni apicali. Gli obiettivi del Pnrr pongono particolare attenzione al gender gap ma aspettiamo ancora di vederne i risultati e i decreti attuativi.

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